Acido gettato sul viso dell’ex fidanzata: condannato a 11 anni, tensione in aula

Erba Tentata aggressione al processo da parte di Said Cherrah alla vittima e al suo avvocato. L’imputato ha anche minacciato di morte: «Tanto tra tre anni esco e vengo a ucciderti»

Condannato a 11 anni per l’acido gettato sul viso dell’ex fidanzata. Sono bastati pochi secondi, ieri pomeriggio, per comprendere bene chi sia Said Cherrah, 26 anni marocchino residente a Broni nel Pavese. Più di pagine di capi di imputazione, più dei racconti di testimoni e della parte lesa, è stato sufficiente essere in aula per guardare l’ennesimo tentativo di aggressione della propria ex compagna e dell’avvocato che stava presentando al Collegio del Tribunale di Como le proprie conclusioni.

Perché è stato in quel momento, mentre l’avvocato della parte civile parlava, che l’imputato ha prima iniziato a minacciare la ex e il suo legale, poi, quando il giudice ha chiesto agli agenti della penitenziaria di allontanarlo, quest’ultimo ha tentato di divincolarsi, spintonando gli agenti che sono stati pronti a reagire, cercando nuovamente di entrare in contatto con la vittima e il legale che l’assisteva: «Se ti prendo ti ammazzo appena di becco», ha urlato il marocchino, lo stesso che a quella giovane aveva gettato l’acido sul volto, lo stesso che solo poche settimane fa l’aveva accoltellata alla schiena all’esterno di un centro commerciale di Giussano. Minacce di morte esplicite, proferite urlando, di fronte ai giudici del Tribunale, ai cancellieri, al proprio avvocato Roberto Grittini altrettanto basito, al pubblico ministero Antonio Nalesso che poco prima era stato a sua volta provocato: «Lei non mi guardi così», aveva urlato Cherrah, chiedendo a gran voce al Collegio di poter parlare.

Uno show vergognoso, che – ce ne fosse stato bisogno – ha posto ulteriormente la parola “fine” su un processo chiaro fin dall’inizio e che riguardava l’aggressione con l’acido gettato sul volto della ex compagna a Erba il 21 novembre del 2023. «Tanto tra tre anni uscirò», aveva minacciato tutti Cherrah, in precedenza, solo che – almeno stando alla sentenza di primo grado di ieri – l’attesa dovrà essere per lui un po’ più lunga, essendo la pena stata quantificata in 11 anni. E deve ancora arrivare davanti ad un giudice la vicenda penale che riguarda, come detto, il tentato omicidio di Giussano.

Gli animi si erano accesi fin da subito, all’arrivo in aula dell’imputato, con la parte lesa presente in sedia a rotelle proprio in seguito alla grave aggressione a coltellate del centro commerciale («Una sola coltellata, non due», aveva rivendicato il marocchino, quasi come fosse una medaglia). «Va meglio, grazie», si era invece limitata a dire la giovane.

Poi, all’ingresso del Collegio, ecco scoppiare il parapiglia con l’imputato, presente nella gabbia dell’aula della Corte d’Assise, a minacciare la ragazza e il fratello di lei. Parole e imprecazioni in italiano e marocchino, poi tradotte dalla stessa vittima al Collegio: «Ha detto perché non sono morta, che deve uccidermi, che tanto tra tre anni uscirà». Dopo il primo richiamo della presidente Valeria Costi, Cherrah ha chiesto di parlare: «Se fossi davvero un mostro come dite e come i giornali dicono, perché lei mi avrebbe scritto 15 lettere?», fogli che mostra ai giudici contandoli in modo plateale. Una sicurezza che è crollata quando l’avvocato Daniela Danieli ha presentato le proprie conclusioni e subito dopo aver sentito la richiesta del pm di condanna a 12 anni: «Se ti prendo ti ammazzo, tanto prima o poi esco», ha urlato l’imputato, cercando anche – nel trasferimento per uscire dall’aula – di divincolarsi e aggredire la ex compagna e il suo legale, tenuto a fatica da tre agenti della penitenziaria.

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