«Aldo è morto sotto i nostri occhi»

Senna Comasco La testimonianza di “Chicco” Tagliabue che era con la vittima precipitata all’Alpe del Viceré. «Tutto in un attimo. Una persona d’oro, disponibile. Due metri di simpatia»

L’unica consolazione, se mai consolazione ci possa essere di fronte a un destino tanto insensato, è che l’ultimo ricordo che conserveranno del loro amico è quello di una bella cena, goliardica, tra risate e allegria. Che in un attimo, poi, si è trasformata in un incubo. Aldo Riva, 42 anni, venerdì aveva trascorso la serata con i compagni di squadra del Leopandrillo 2011, amici e non solo perché portavano la stessa divisa sul parquet, alla Baita Patrizi all’Alpe del Viceré, sopra Albavilla.

Poco dopo mezzanotte la comitiva si è incamminata lungo il sentiero che avrebbe dovuto riportare tutti alle proprie auto, per poi fare ritorno a casa. Ma Aldo è scivolato, e per lui non c’è stato scampo. Originario di Lurate Caccivio, dal 2018, aveva preso casa a Senna Comasco, nella zona della Faleggia, dove viveva con la compagna e le figlie, due bambine ancora nemmeno in età scolare.

Amante del basket

Grande amante del basket, giocatore più che tifoso sugli spalti, da sette anni militava nella fila della società F. B. Leopandrillo 2011, divisione regionale 3. Da qualche tempo era fermo, ma fra una settimana anche lui sarebbe tornato in campo. Invece non ci sarà più. E la squadra, che è come una famiglia, piange per aver perso un proprio componente. Enrico “Chicco” Tagliabue, è il presidente, e l’altra sera c’era anche lui, con una dozzina di altre persone, giocatori e amici.

S’era scelta quella destinazione perché riaperta dopo anni, l’ideale per una cena piacevole e in allegria. Così è stata, fino a quando non hanno lasciato la baita. «È successo tutto in un secondo – racconta – Una cosa fulminea. Siamo usciti attorno a mezzanotte, dovevamo tornare dove avevamo lasciato le auto. Non è una strada troppo difficoltosa, anche se ci sono delle parti nel bosco. In un secondo Aldo è caduto. E non si fermava».

Giù per un dirupo, per un centinaio di metri. Subito gli amici hanno capito che non si trattava di una cosa da nulla, di un inciampo del quale poter poi magari ridere insieme. «Due dei nostri sono scesi per cercare di aiutarlo – continua ricordando quei terribili momenti – mettendosi a rischio anche loro. Poi ho chiamato i soccorsi». La chiamata è partita 18 minuti dopo mezzanotte. In un attimo il buio dell’Alpe del Vicerè è stato rischiarato dai fari dell’elicottero, dalle ambulanze, i mezzi dei vigili del fuoco e del soccorso alpino, i carabinieri. Raggiunto il povero Riva nel dirupo, il medico ha potuto solo constatare il decesso e dopo l’autorizzazione concessa dal magistrato il corpo è stato recuperato. Gli amici hanno visto sorgere l’alba sotto choc, increduli.

«Aldo era veramente una persona d’oro – continua Chicco Tagliabue – Educato, sempre con la battuta pronta, ogni volta che lo si chiamava per la squadra, lui c’era. Non lo dico perché sia un dovere, in un momento simile, lo dico perché lui era davvero così. Un uomo di due metri, simpatico e giocoso».

Il Leopandrillo

Il Leopandrillo non è una squadra nata solo pensando a vincere, ma un gruppo di persone legate da vera amicizia. «Il nostro spirito – prosegue Tagliabue – ci dice di andare avanti, di ricordarlo per l’uomo che è stato, per l’affetto che ci ha sempre dato. Siamo una famiglia, che oggi piange uno dei nostri membri. E saremo presenti con quella di Aldo, di famiglia, vogliamo far sentire la nostra vicinanza. Sempre con il carattere che ci contraddistingue. Oggi dobbiamo restare uniti».

A seguito della tragedia la Baita Patrizi ha deciso di restare chiusa, sabato. Un gesto di vicinanza non scontato. «Vorrei ringraziare i gestori – dice – perché sono stati molto gentili. Ci hanno trattato bene per tutta la serata, una serata che fino a quel momento era stata un bel momento, come doveva essere. E poi chiudendo hanno mostrato sensibilità, si sono comportati con umanità».

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