Bombe su Erba, 80 anni dopo la strage

L’anniversario I volontari coordinati dalla direttrice del Museo hanno trovato i documenti dei feriti al Sant’Anna. Scoprendo particolari inediti: furono 31 le persone ricoverate in ospedale. Ancora non chiaro il numero dei morti

Dall’archivio storico dell’ospedale Sant’Anna spuntano 31 cartelle cliniche di erbesi rimasti feriti nelle incursioni aeree dell’autunno 1944. I documenti sono stati studiati nei giorni scorsi dalla squadra di ricercatori che sta organizzando le celebrazioni per l’ottantesimo anniversario dei bombardamenti, che si terranno tra settembre e ottobre.

Per l’occasione gli studenti delle medie Puecher realizzeranno un modellino del monumento ai caduti progettato tra il 1944 e il 1945 dall’architetto Otha Sforza.

Almeno settanta croci

«Tempo fa - racconta Clelia Orsenigo, direttrice del Museo Civico - ho scritto a tutti gli ospedali della zona per sapere se avessero ancora le cartelle cliniche del 1944. Il Sant’Anna ci ha risposto, ha fatto arrivare in sede i documenti richiesti e nei giorni scorsi abbiamo avuto la possibilità di studiare le carte». Con Orsenigo c’erano Enrico Pina e Angela Ciceri, che studiano da anni la storia dei bombardamenti del 1944, insieme a due amici.

«Le cartelle cliniche erano in ordine alfabetico, quindi abbiamo dovuto scorrerle tutte. Cercando bene abbiamo trovato 31 documenti relativi a cittadini erbesi ricoverati all’ospedale di Como per le ferite causate dalle bombe. Ora il Sant’Anna ci farà avere una copia autenticata, speriamo di poter esporre alcune carte in occasione delle celebrazioni in programma il prossimo autunno».

Per Orsenigo è stato un viaggio nel tempo emozionante. «Non sappiamo esattamente quanti furono i feriti, non venivano registrati precisamente dalle autorità dell’epoca. Le cartelle cliniche che abbiamo trovato sono anche uno spaccato della società dell’epoca, con nomi, cognomi, età e professioni. Tra i feriti che abbiamo rintracciato c’è anche un bambino di 5 anni».

Se il numero dei feriti è sconosciuto, è difficile anche dare un numero preciso dei morti. Sicuramente furono più di settanta: «Il punto - dice Enrico Pina - è che tante persone sono morte giorni, se non mesi dopo il bombardamento per le ferite riportate, o a causa di infezioni. Ci sono anche casi milanesi che si trovavano qui il 30 settembre e il primo ottobre 1944, sono rimasti feriti e sono stati riportati nella loro città per morire qualche giorno dopo. Il numero preciso dei morti non lo conosciamo, questa è la verità».

Le testimonianze

Il 30 settembre ci sarà una commemorazione del bombardamento al lavatoio di piazza del Mercato, dove si registrarono decine di vittime. «Esporremo le fotografie di molti caduti - dice Pina - compresa quella di una ragazzina che abbiamo recuperato attraverso alcuni parenti. Ci sarà poi una mostra in biblioteca». I risultati dei nuovi studi, basati anche sulle cartelle cliniche, verranno probabilmente pubblicati dal Museo Civico.

Gli studenti della scuola media Puecher realizzeranno poi un modellino con la stampante 3D del monumento alle vittime dei bombardamenti progettato dall’architetto milanese Otha Sforza, all’epoca molto noto a Erba per aver curato coreografie e locandine del teatro Licinium sin dagli anni Trenta.

Realizzare il monumento sarebbe costato 400mila lire, ma di lì a poco arrivò il 25 Aprile: con la caduta del fascismo l’Italia entrò in una nuova era e il progetto - conservato nell’archivio storico comunale - rimase chiuso in un cassetto.

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