“Botti” nascosti nel baule e a casa Un arsenale che gli costa l’arresto

Carugo - L’uomo, 41 anni, portato in carcere al Bassone. Fermato dalla Finanza in un parcheggio a Lissone

Nel proprio furgone Peugeot, con cui aveva raggiunto il parcheggio del centro commerciale Leroy Merlin di Lissone, aveva una montagna di ordigni esplosivi di quelli che scuotono le notti di capodanno, ovvero “cipolle” e “bombe pirotecniche” per poco meno di 30 chili. Un quantitativo notevole e anche assai pericoloso, soprattutto nel caso di una scintilla anche accidentale che avrebbe potuto trasformare quel furgone in una bomba. Prodotti che tra l’altro erano privi del marchio CE, ritenuti dunque essere non solo del tutto illegali ma anche con la produzione e il trasporto vietati e proibiti, al pari della vendita.

La guardia di finanza, che stava effettuando quel controllo, ha così identificato l’uomo che si trovava nei pressi del furgone, in pieno giorno, nel parcheggio del centro commerciale. Nei guai, finendo poi con l’essere anche arrestato, è così finito un uomo di Carugo, 41 anni, Luca Massimini, che è stato portato in carcere al Bassone dove nelle scorse ore è stato interrogato dal giudice delle indagini preliminari che ha poi concesso i domiciliari.

Convalidato il sequestro dei quasi 30 chili di botti che, occorre aggiungere a questo punto, non sono stati nemmeno gli unici trovati perché la guardia di finanza ha poi proseguito le perquisizioni anche nella casa di Carugo e a Canzo dove si trovava un magazzino con stipato un altro enorme quantitativo di materiale potenzialmente esplodente – per ulteriori 16 chili e mezzo – con anche tutto l’armamentario necessario per confezionare i botti.

L’operazione di cui stiamo scrivendo, che è stata segnalata anche alla procura di Monza (e a quella di Como, dove dovrebbe finire il fascicolo), risale in realtà a mercoledì nel primo pomeriggio quando, come detto, le fiamme gialle hanno controllato quel furgone pieno di botti e petardi, con un grosso rischio per la collettività visto il numero (oltre 200 pezzi) e il peso, circa 29 chili di oggetti potenzialmente esplosivi se innescati. Prodotti che come detto, erano di fattura artigianale, senza dunque i necessari requisiti. Un sequestro che il giudice del Tribunale di Monza ha poi convalidato. Ma l’attività, come detto, è proseguita anche nella casa di Carugo e nel laboratorio di Canzo, dove sono saltati fuori altri botti e petardi per 16 chili e mezzo (per in totale di 45 chili e mezzo) ma anche tutto quello che serve per il confezionamento dei prodotti esplodenti, come cilindri, micce, polvere da sparo, imbuti, migliaia di tappi per la chiusura degli artifizi e potremmo continuare.

Il tutto, anche in questo caso, con un grosso rischio – in caso di scintille – di esplosione e danni anche ingenti.

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