Carla Mazzotti per sempre vicina a Cristina, la figlia sequestrata dalla ’ndrangheta, nel cimitero di Galliano
Eupilio Domani a Galliano i funerali della mamma della ragazza di 18 anni rapita e uccisa nell’estate del 1975. Nello stesso cimitero c’è anche il marito, morto pochi mesi dopo a causa del dolore. I tanti ricordi erbesi
Sarà sepolta nel cimitero di Galliano, frazione di Eupilio, accanto alla tomba della sua Cristina e del marito Elios, Carla Antonia Airoldi Mazzotti, morta giovedì verso sera a Milano, dopo un breve ricovero al Fatebenefratelli. Aveva quasi 98 anni (il compleanno sarebbe stato a settembre) ed aveva coraggiosamente vissuto un’esistenza in cui si sono alternate gioie e dolori fortissimi: la morte di Cristina, nell’estate del ’75, rapita e lasciata morire con feroce indifferenza dalle carceriere che sono state condannate all’ergastolo per omicidio assieme a tutti gli altri della banda, quasi tutti già morti. I sequestratori effettivi, come è noto, sono stati da poco individuati e saranno processati, accusati pure loro di omicidio.
Carla ritorna a Galliano per sua volontà
Carla Antonia torna così nella sua Galliano dove è la villa di famiglia in cui amava tanto trascorrere mesi in alternanza alla residenza milanese. Riposerà dunque del campo santo di Galliano, affacciato sul lago del Segrino, assieme a Cristina e al marito. Certamente queste erano le sue volontà, che saranno rispettate dal figlio Vittorio e dalla figlia Marina. Le esequie si terranno alle ore 11 di domani, sabato, nella chiesa parrocchiale di san Vincenzo a Galliano, dove nel settembre del 1975 fu celebrato il funerale di Cristina.
Negli anni della senilità, incontrando amici nella villa di Galliano, ricordava, quasi sempre con un sorriso lieve e con grande serenità la sua vita intensa: ricordi belli e rimembranze assai dolorose: la morte di Cristina, quella del marito pochi mesi dopo, delle sorelle, dei genitori.
In questo suo ricordare affiorava sempre, commovente osservandolo, il suo carattere di donna assai forte e al tempo stesso serena e pacata. Al cronista disse una volta di non aver perdonato i rapitori della faglia e in particolare le donne che la tennero crudelmente prigioniera. Ma non mi parve di cogliere odio nel suo sguardo, ma solo una rassegnazione, un senso di sopportazione del dolore. Amava piuttosto parlare della sua forte passione: la pittura, il disegno. Raccontava: «Mi ricordo mio padre Nanni che mi manca moltissimo perché lui sapeva tutto. Mi avviò ancora bambinetta verso il disegno, i colori. Mi fece disegnare le Bucoliche che lui aveva tradotto dal latino al dialetto. Io così sapevo come era un aratro romano e lui diceva che invece i giovani non sanno niente. Una volta fece, il babbo un pubblicazione dei miei disegni che feci durante un meraviglioso viaggio con mio marito, a Tahiti e nelle isole della Polinesia. Per me fu una gioia. La stampa a colori però costava troppo e così io colorai tutte le copie del libro».
La Fondazione Mazzotti: per non dimenticare i crimini della ’ndrangheta
La figlia Marina conserva due schizzi in cui è ritratta Cristina, bambina e poi ragazza. Il secondo è diventato il logo della Fondazione Mazzotti.
Dal disegno passò poi ai colori. Anni fa il comitato di Erba Alta organizzò una festa per far rivivere questa contrada dove ancora c’è la sua casa paterna. Carla partecipò allestendo una mostra ed espose i suoi paesaggi a olio, tutte vedute brianzole, dei d’intorni di Erba. Amava trascorrere molto tempo a Galliano perché le piacevano le colline e la campagna.
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