Che choc il Lambrone all’asciutto: ecco le foto scattate col drone
Erba Solo sassi e terra nel greto del torrente, visti dal drone gli effetti della siccità sembrano ancora più drammatici. Nel lago di Pusiano non entra una goccia d’acqua. L’allarme di Fontana, le accuse degli ambientalisti sugli interventi
Dove c’era l’acqua si vede solo una lunga striscia di terra e roccia, continua, dalla parte nord della città fino alla foce nel lago di Pusiano.
Osservare il greto del torrente Lambrone dall’alto, con l’aiuto di un drone, è impressionante: l’emergenza siccità - certificata da Regione Lombardia con un tavolo che si è riunito il 3 marzo - appare ancor più evidente nei tratti in cui i corsi d’acqua naturali sono stati artificializzati.
È il caso della città di Erba. Qui tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento venne realizzato un canale artificiale, che dal 1812 è gestito dal Consorzio Torrente Lambrone, per regolare il deflusso del fiume Lambro e arginare gli allagamenti che si registravano all’epoca: oggi il problema è diametralmente opposto, vedere l’acqua nel greto del torrente è un fenomeno sempre più raro.
L’allarme
Nei giorni scorsi La Provincia ha fatto scattare fotografie con un drone lungo tutto il corso del torrente, dalla parte alta della città fino alla foce nel lago di Pusiano, a poche decine di metri dal centro sportivo comunale: ovunque si guardi, solo sassi e terra.
Le immagini danno un senso all’allarme lanciato il 3 marzo dal presidente regionale Attilio Fontana, che ha presieduto il Tavolo per l’utilizzo in agricoltura della risorsa idrica. «La situazione di criticità - ha detto Fontana - ormai ha raggiunto livelli di allarme con un deficit di circa il 60 per cento di accumulo delle acque, pari a oltre due miliardi di metri cubi di acqua».
Purtroppo, ha aggiunto il presidente, «le scarsissime precipitazioni nevose, unite all’incremento della temperatura ed allo scioglimento nivale, non hanno consentito di recuperare il deficit. A livello regionale, rispetto allo storico del periodo, siamo passati nell’ultimo mese da -42,3 per cento a -60 per cento. E al momento le previsioni non mostrano segnali incoraggianti».
Sul territorio erbese, il Circolo Ambiente Ilaria Alpi di Merone tiene costantemente sotto controllo lo stato dei fiumi: il Lambro in primis, ma anche i torrenti più piccoli. Da anni il presidente del Circolo, Roberto Fumagalli, punta il dito contro le opere di artificializzazione dei corsi d’acqua: sono quelle in cui la siccità è più evidente e le foto scattate con il drone sembrano dargli ragione.
Il caso San Primo
Oggi gli ambientalisti erbesi puntano il dito contro le parole di Fontana. «L’analisi sull’emergenza fatta dalla Regione è giusta - dice Fumagalli - ma la stessa Regione Lombardia non è consequenziale nei provvedimenti presi e da prendere. La scorsa estate ha emanato un bando per nuovi impianti di innevamento artificiale, ma ci chiediamo: da far funzionare con quale acqua?». Lo stesso discorso vale per il progetto del San Primo. «Qui la stessa Regione ha finanziato con un milione di euro la realizzazione di nuovi impianti sciistici e cannoni sparaneve. La domanda non cambia: da far funzionare con quale acqua?».
Compito delle istituzioni, per Fumagalli, «non è (solo) quello di fare le giuste analisi, ma soprattutto quello di adottare i corretti provvedimenti».
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