Chirurgo a Erba ma paziente negli Usa
Test di operazione con robot a distanza
Il dottor Sagone dal Fatebenefratelli ha simulato l’intervento su un malato a Saint Louis. «Grazie alla tecnologia 5G diversi specialisti agiranno a contatto senza spostarsi nel mondo»
Intervenire dall’ospedale di Erba su un paziente cardiopatico che si trova negli Stati Uniti, a migliaia di chilometri e un oceano di distanza.
Sembra fantascienza, ma l’esperimento effettuato martedì pomeriggio dal professore Antonio Sagone è perfettamente riuscito: il cardiologo del Fatebenefratelli, grazie alla tecnologia 5G, ha simulato un’operazione con un macchinario di ultima generazione che si trovava a St. Louis, Missouri.
«Quando lavoravo all’ospedale Sacco di Milano - racconta il dottor Sagone - ero stato fra i pionieri della tecnologia robotica applicata alla cura delle aritmie. Grazie a strumenti sempre più sofisticati, da anni è possibile muovere i cateteri all’interno delle camere cardiache grazie all’azione di due magneti esterni: cresce notevolmente l’efficacia dell’intervento e di fatto si azzerano le complicanze».
Questo è il punto di partenza. Ma anche con robot e magneti, il medico è sempre stato in sala operatoria a pochi passi dal paziente. Entra in gioco allora il nuovo sistema robotizzato Stereotaxis-Genesis, quello utilizzato martedì da Sagone (su richiesta della casa produttrice) per l’esperimento che ha unito Erba e St. Louis. «Con la tecnologia 5G - spiega il medico - ho mosso dal mio ospedale di Erba i magneti del macchinario che si trovava a St. Louis. Abbiamo simulato un’operazione che si potrà ovviamente replicare sui pazienti».
In un futuro molto vicino, un paziente che avrà bisogno delle cure di uno specialista come il dotto Sagone, piuttosto che di un chirurgo americano, potrà recarsi nel più vicino ospedale che disponga di quel macchinario e il medico potrà effettuare l’intervento senza muoversi dalla sua città.
«Questo consente di mettere in contatto diversi specialisti, di evitare grossi spostamenti alle persone e di evitare spostamenti negli ospedali di tutto il mondo».
Luca Meneghel
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