Confronto in aula tra maestra e genitori: il giudice rinvia per cercare un’intesa

Eupilio Udienza tesa in Tribunale, l’insegnante è accusata di abuso di mezzi di correzione. Il magistrato ha proposto un eventuale accordo risarcitorio, che non è certo le famiglie accettino

«Qualcuno si rende conto di quello che hanno passato i nostri bambini per un anno? Ne avevano appena otto».

Udienza accesa, ieri mattina in Tribunale a Como, nell’ambito dell’accusa rivolta ad una maestra chiamata dalla procura a rispondere all’accusa di abuso dei mezzi di correzione. In aula le parti si sono trovare una di fronte all’altra, con l’insegnante finita nei guai – Simona Vinciguerra, 49 anni, di Albavilla – seduta proprio davanti ai genitori che l’accusano.

Di fronte a loro il giudice Valerio Maraniello, chiamato a decidere su una vicenda complicata anche per le implicazioni collegate alla giovanissima età dei bambini e alla comprensibile rabbia delle mamme.

Sul tavolo c’era la richiesta della difesa di messa alla prova per l’insegnante, ma il giudice ha deciso di rinviare l’udienza a marzo concedendo prima un tempo ritenuto congruo per cercare di lavorare ad un eventuale accordo risarcitorio che tuttavia non pare affatto semplice da raggiungere. Un risarcimento – è stato l’auspicio – non limitato ad una «mera dazione economica» (che sarebbe ovviamente a carico della maestra), ma anche ad un percorso costruttivo di natura psicologica volto a far prendere coscienza del proprio agire all’insegnante. Solo dopo l’eventuale raggiungimento o meno di questo accordo, il giudice scioglierà la riserva in merito alla concessione o meno della massa alla prova. L’alternativa sarà affrontare la questione in dibattimento.

«Non ci siamo costituite per avere un risarcimento economico – ha detto in aula l’avvocato di parte civile Cristina Maggiore – Qualsiasi cifra in tal senso non sarebbe congrua. Quello che ferisce di più i genitori è la mancanza delle scuse sincere da parte della maestra». Parte civile che si augurerebbe una riqualificazione del reato – non possibile in questa fase processuale – in maltrattamenti. Udienza, quella di ieri, in cui non è mancato anche uno scambio di battute con la maestra che era seduta in aula, accanto al proprio avvocato Mario Cariati che ha insistito per la messa alla prova.

Tutto però, come detto, è stato rinviato a marzo per tentare un accordo risarcitorio che al momento non pare proprio semplice da raggiungere, condizione che tuttavia il giudice ha posto prima di decidere sul resto. La storia di cui stiamo scrivendo l’avevamo raccontata sul giornale di ieri e riguarda un insegnante elementare che nel 2022 era stata denunciata dai genitori di cinque alunni di una classe di Eupilio. Un atto formale avvenuto poche settimane dopo l’inizio della scuola, già in autunno. Alcuni bambini infatti avevano raccontato ai genitori di quella maestra che gridava in aula, che insultava e che - almeno in un caso, stando alla denuncia - aveva preso per il collo uno degli alunni. La questione era così arrivata sul tavolo della preside che aveva imposto lezioni a porte aperte con tanto di sorveglianza da parte delle altre docenti.

Nel frattempo della cosa erano stati informati i carabinieri di Erba che su mandato della Procura avevano piazzato telecamere all’interno dell’aula che avevano confermato le tensioni. Nel maggio 2023 la Procura aveva emesso un decreto penale di condanna al pagamento di 2400 euro per abuso di mezzi di correzione. L’avvocato l’aveva impugnato chiedendo la messa alla prova, ma il giudice delle udienze preliminari Walter Lietti aveva respinto la richiesta in quanto, a suo giudizio, il reato da contestare doveva essere quello di maltrattamenti. Un fascicolo ora approdato in aula e che attenderà un altro paio di mesi prima di prendere una strada che sarà poi quella definitiva

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