Dai diamanti all’amore per la poesia. Addio a Gottardi, aveva Erba nel cuore
Dolore La scomparsa a 91 anni di un vero e proprio personaggio. La scrittura dei versi in dialetto. Le pubblicazioni e i concorsi vinti. Gli appartamenti di Caslino destinati ai diversamente abili
Una bella, preziosa scheggia di questa nostra amata Erba, che se ne va. È morto l’altra notte all’ospedale di Lecco Francesco Maria Gottardi, (Franchino per gli amici) dove era ricoverato da qualche giorno. Aveva 91 anni quasi tutti trascorsi avendo sempre strette nel cuore, Erba, la Brianza, il loro dialetto, anche se era nato a Magenta.
Veniva da una assai nota famiglia trentina, trasferita in Lombardia, in fuga dalle angherie fasciste. Suo nonno fu irredentista, compagno di Cesare Battisti, suo padre antifascista. Questo raccontava Franco con una punta di orgoglio.
Il negozio in via Dante
Suo padre era specializzato in orologeria antica e in pietre preziose. Si trasferì a Erba aprendo un negozio di orologeria e oreficeria in via Dante. «Io avevo un anno, quindi sono anche un erbese», commentava sorridendo Franco.
Era personaggio versatile, assai sensibile, di buona cultura che spaziava disinvoltamente in vari campi, anche se il suo forse più forte amore era per la musa della poesia, poi il dialetto(cultore della parlata trentina assieme a quella brianzola, erbese in particolare), la letteratura. È stato proprietario per tanti anni del prestigioso negozio di oreficeria e orologeria di via Dante che però ha chiuso nel 2007.
Questa sua “bottega di cose preziose” è stata anche un piccolo cenacolo frequentato da amici con cui si intratteneva piacevolmente: lui al banchetto con il monocolo da orefice che raccontava, declamava qualche verso in dialetto. Non era laureato, come spesso gli piaceva dire, ma in gioventù aveva preso il diploma di perito in preziosi, gemmologia, diamanti.
Pietre preziose
Più volte si sono rivolti a lui giovani, in particolare ragazze, che volevano imparare a trattare le pietre preziose, le gemme. Sono state numerose anche le signore del ben mondo che si orientavano verso la sua grande competenza per scegliere il prezioso “oggettino” da sfoggiare.Franchino Gottardi però sarà ricordato anche per la sua poesia. Gli chiedemmo un giorno quando la musa ha cominciato a strizzargli l’occhio. Ripose: «Penso che la musa già l’avevo dentro. Ma forse è esplosa per circostanze fortunate. Ascoltando un amico declamare versi mi sono sentito partecipe. E così ho composto “La Fregia”, poesia sulla nota sorgente del Palanzone che dissetava gli “spalloni”».
Entrò così nel centro culturale Acarya di Como presieduto da Gisella Azzi. Ha vinto un concorso a Bergamo con la poesia “i me man”. Scrisse alcuni libri tra i quali spicca “Le Val Perse”. Poi è venuta la silloge «“La Piana di Verdun” nella quale parlo dei miei ricordi di guerra. In esso vi è la poesia dal titolo “Sara” assai apprezzata«.
La vita di Gottardi non è stata però solo una passeggiata tra la professione e la poesia. Aveva anche un grosso cruccio per la figlia rimasta semi invalida a causa di un incidente stradale. Grazie alla sua fortuna commerciale Gottardi ha acquistato varie proprietà, opere d’arte preziose, icone e una cascina a Caslino d’Erba che ha ristrutturato e ampliato realizzando una decina di appartamenti per disabili. Incontrato qualche settimana fa, mi disse che stava arrivando alla cessione a un’organizzazione di alto profilo, pensando sempre alla figlia. Non so se ha fatto in tempo. Il funerale domani alle 15 nella parrocchiale di Crevenna.
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