Dalla crisi economica al boom turistico: è sempre la ’ndrangheta ad approfittarne

AllarmeL’ultimo report sul crimine organizzato posiziona Como tra le province più infiltrate. Le cause? «L’offerta dei servizi legata a un settore molto florido e un’economia in crescita»

Secondo l’ultimo rapporto regionale sulla presenza della criminalità mafiosa nella nostra Regione (“Relazione sullo stato di attuazione della legge regionale del 24 giugno 2015, n, 17: Interventi regionali per la prevenzione e il contrasto della criminalità organizzata e per la promozione della cultura della legalità, biennio 2020/2021, presentata da Polis Lombardia), le province di Como, Milano e Monza Brianza rientrano in “fascia 1”, vale a dire la fascia con il più alto livello di infiltrazione criminale di stampo ’ndranghetistico o mafioso. Subito dopo, vale a dire in fascia 2, vengono Varese, Pavia e Lecco, poi Bergamo, Cremona, Mantova e Brescia e infine, in fascia 4, Sondrio e Lodi.

Le “locali” e la strategia

In generale il report conferma quel che già si sapeva da qualche anno, e cioè che la Lombardia è la seconda regione italiana per presenza e radicamento di ’ndrangheta mentre, più nel dettaglio, si può affermare che «la provincia di Como è da decenni luogo prediletto del crimine organizzato. Questa scelta ha varie ragioni, tra cui la posizione geografica (vicinanza con la Svizzera, altra meta prediletta delle organizzazioni criminali), l’offerta dei servizi legata a un florido settore del turismo e del tempo libero e un’economia in continua crescita e pronta ad adattarsi al mercato».

Le locali di ‘ndrangheta ad oggi riconosciute sono otto, come ancora si legge nel medesimo report: Como, Appiano Gentile, Senna Comasco, Cermenate, Fino Mornasco, Erba, Canzo-Asso, Mariano Comense. In particolare, le ultime tre locali hanno segnato il radicamento della ‘ndrangheta in quei territori. La locale di Fino Mornasco rappresenta «uno dei più fulgidi esempi di comunità mafiosa al Nord Italia», con un volto molto diverso da quello più sterotipato: «I sodalizi delle organizzazioni criminali più evoluti prediligono oramai da tempo una strategia “di basso profilo”, raramente mostrano atti violenti e “militari”. Tale strategia (...) si caratterizza per il forte mimetismo e risulta per questo ancora più pericolosa e difficile da individuare». Del resto le organizzazioni ’ndranghetiste oggi orientano la loro attenzione su reati finanziari, e contro il patrimonio, intensificatisi, questi ultimi, soprattutto nel periodo pandemico: «Le organizzazioni criminali (organizzata e comune) hanno tratto profitto dalla situazione di disagio collettivo e si sono infiltrate nei settori maggiormente colpiti dalla crisi. A quest’evento va aggiunto il fatto che vi è una certa ritrosia da parte degli imprenditori lombardi nel denunciare estorsioni e usura, il che va a innescare una sorta di circolo vizioso dal quale è poi difficile emergere senza il giusto sostegno».

Gli imprenditori “onesti”

Il report cita anche le parole del pm dell’Antimafia Pasquale Addesso, già sostituto procuratore anche a Como: «La ’ndrangheta risponde alla domanda di evasione del tessuto imprenditoriale lombardo e impone il metodo mafioso per creare monopoli e utilizza fatture false ed evasione fiscale per sbaragliare la concorrenza degli imprenditori onesti». Non solo: «Alcuni imprenditori lombardi si rivolgono alle organizzazioni ‘ndranghetiste per avere crediti che le banche non concedono o per raggirare lo Stato».

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