Dopo 23 anni di coma, Giacomo Silva se ne è andato. Il dolore della madre: «Ho sempre sperato nel suo risveglio»
La storia Ne aveva 19 quando venne colpito da un ictus: da allora è rimasto in stato vegetativo. La mamma gli è stata sempre vicina, trasferendosi da Valbrona a Dizzasco con l’altra figlia
Il suo cuore ha cessato di battere dopo una lunga sofferenza durata quasi 23 anni. Giacomo Silva, classe 1980, è spirato senza mai risvegliarsi dal coma irreversibile nel quale era caduto il 18 gennaio del 2000 a causa di un ictus che lo ha fatto piombare in uno stato vegetativo perenne.
Una patologia che si è rivelata gravissima ai sanitari, un malore tanto improvviso quanto fatale che lo avrebbe strappato per sempre alla vita di tutti i giorni, alla gioia e alla felicità delle cose belle come tanti ragazzi della sua età.
La testimonianza
«Non ho più neanche una lacrima per piangere, lacrime che sono ormai asciugate dal dolore - il racconto commosso e dignitoso di mamma Francesca- Per stare vicino a Giacomo, insieme a mia figlia Rosanna, mi sono trasferita da Valbrona e ho preso casa a Laino. Sono riuscita a lavorare come operatrice sanitaria assistenziale nella stessa struttura dove mio figlio è rimasto ricoverato per così tanti anni, il reparto specialistico attrezzato per questo tipo di degenza, nella RSA di Dizzasco dove è stato curato con amore e tenuto in vita con quella speranza mai venuta meno».
Uno strazio quotidiano. «Ho fatto di tutto per fargli sentire tutto il mio affetto di mamma, di accudirlo in tutti i momenti della mia vita . E’ stata una lotta senza sosta, senza solitudine, che ha dato un senso alla mia vita. Una speranza tenue intrisa di amore fino all’ultimo istante coltivando la speranza che un giorno potesse risvegliarsi. Non mi sono lasciata prendere dallo sconforto neanche in questi ultimi giorni quando, purtroppo, le condizioni si sono improvvisamente aggravate e a seguito delle quali la decisione del trasferimento all’ospedale di Gravedona, dove domenica è venuto a mancare».
Una forza aggregante che affonda le radici nella solidarietà, nell’amicizia, nell’affetto dei propri familiari, ma soprattutto nella fede e nel raccoglimento quotidiano in un messaggio che trascende il dolore e la sofferenza e si protende verso l’amore. L’amore verso quel figlio che la morte non potrà lenire e cancellare.
Ieri la salma di Giacomo è stata trasferita dal nosocomio altolariano nella casa funeraria Lagori in via provinciale a Cavaria di San Fedele in Centro Valle Intelvi.
Il saluto
Ad accogliere il feretro i familiari che in questi lunghi anni sono stati vicini a questa mamma straziata da un dolore immenso, rimasta aggrappata a quel filo di speranza che solo la fede e la preghiera può dare. Oggi il conforto ai familiari e la benedizione della salma prima della cremazione da parte dell’arciprete di Castiglione e Dizzasco don Giovanni Meroni che conosceva il ragazzo fin dal giorno in cui è entrato nella struttura sanitaria.
«Giacomo mi ha dato la forza di andare avanti. Di pensare a mia figlia Rosanna e donarmi la rassegnazione, di camminare insieme. Terrò- conclude- per sempre accanto a me le ceneri» . Una forza interiore che accompagnerà questa mamma fino all’eternità.
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