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Erba e la lotta all’evasione. Ma il vero “nemico” è lo Stato
Il Comune recupera 157mila euro con Imu e Tasi però da sette anni ne reclama 332 per l’affaire Ici. Dopo due sentenze favorevoli, si ricomincia daccapo
Da un lato c’è la lotta all’evasione, con 157mila euro di accertamenti Imu e Tasi già inviati dall’inizio di gennaio. Dall’altro c’è la lotta per ottenere 332mila euro di vecchie partite Ici che lo Stato trattiene da anni a Roma: il Comune ha vinto i primi due gradi di giudizio, ma ora la Cassazione ha rimandato tutto al giudice in appello.
Sarà ancora una volta un giudice a stabilire chi ha ragione, certo risulta più facile recuperare soldi dai cittadini che dall’apparato statale.
«Per quanto riguarda la lotta all’evasione, i nostri uffici tributi continuano a lavorare per recuperare vecchie partite Imu e Tasi» dice l’assessore alle finanze Matteo Redaelli. «Come ho sempre detto, si tratta di far pagare tutti andando eventualmente incontro con piano di rientro a coloro che dimostrano di essere in difficoltà economica».
Da gennaio, gli uffici hanno notificato avvisi di accertamento Imu per 114mila euro e avvisi di accertamento Tasi per 43mila euro: il totale fa 157mila euro.
L’avviso di accertamento è il primo passo nella lotta all’evasione fiscale, un avviso formale che invita il contribuente a pagare prima di ricorrere alle procedure di recupero crediti. A questo proposito, nel 2025 sono già stati pagati 7.158 euro di Imu da parte di cittadini che hanno deciso di regolarizzare la propria posizione tributaria.
Le buone notizie per le casse comunali si fermano qui, perché dalla Cassazione è arrivata una doccia fredda. La premessa è che il Comune di Erba nel 2018 ha ingaggiato una battaglia legale contro lo Stato: oggetto del contendere sono 332mila euro di Ici sui fabbricati relativi al periodo 2001-2009, somme decurtate dallo Stato a seguito di una riforma catastale. Il Comune sostiene che quei soldi gli spettano e li chiede indietro, Roma risponde che non sono più dovuti.
Nei primi due gradi di giudizio - che sono costati tempo e soldi - il Comune ha visto riconosciute le proprie ragioni, ma lo Stato ha sempre fatto ricorso. La città di Erba sperava di chiudere definitivamente la questione, ma con l’ultima sentenza la Cassazione ha deciso di rinviare la questione al giudice in appello: passeranno altri mesi, se ne andranno altri soldi e sarà molto difficile ottenere la cifra piena anche in caso di vittoria. «La Cassazione ha rimandato la decisione al secondo grado di giudizio. Il tema è molto complesso, ma di fatto ha spiegato che la somma dovuta andrebbe rimodulata alla luce di una serie di normative e di modalità di calcolo».
Ora gli scenari sono due. Il peggiore per il Comune è che il giudizio finale dia ragione allo Stato, in quel caso non vedrà un euro; se invece la sentenza fosse favorevole, alla luce dei nuovi calcoli sarebbe un successo arrivare a ottenere 200mila euro dei 332mila euro rivendicati. Il tema è stato discusso giovedì in giunta. «Noi restiamo in questa vertenza fino alla fine, certi delle nostre ragioni» dice l’assessore. «Staremo a vedere come si pronuncerà la giustizia e lì ci fermeremo, le sentenze si rispettano».
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