Fango contro la famiglia Castagna: «Già condannati 30 leoni da tastiera»

Il libro sulla strage di Erba L’avvocato Massimo Campa ha parlato in biblioteca della campagna mediatica contro le vittime

«Abbiamo portato a processo 30 leoni da tastiera, tutti sono stati condannati. Ma erano solo la punta dell’iceberg, i messaggi di odio si contavano a centinaia. Il rigetto dell’istanza di revisione del processo ha messo fine a questa vergogna».

L’avvocato Massimo Campa ha raccontato il calvario vissuto da Pietro Castagna, vittima di una campagna mediatica che ha portato tanti italiani a identificare in lui il mandante, se non l’esecutore materiale, della strage di Erba. Lo ha fatto in biblioteca presentando il libro “Sangue e fango” (Dominioni Editore) firmato dal cronista de “La Provincia” Paolo Moretti. Gli erbesi preferiscono non parlare della strage di via Diaz, negli ultimi 18 anni non ci sono stati eventi pubblici dedicati alla strage. “Sangue e fango” ha riacceso però i riflettori sulle vittime, raccontando quella storia con gli occhi di Pietro Castagna: un uomo che quella sera ha perso la madre, la sorella e il nipote, per poi ritrovarsi al centro di una bufera mediatica.

Campa è l’avvocato della famiglia, il legale che ha provato ad arginare il fango per ristabilire la verità. «La parola fine - ha detto - probabilmente ancora non c’è perché ci aspettiamo un ricorso in Cassazione, ma il rigetto dell’istanza di revisione mette fine alla gogna per la famiglia Castagna. Tra le ipotesi alternative portate in aula dalla difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi non si fa cenno a Pietro e ai Castagna: era solo una vergognosa suggestione mediatica, figlia della volontà di fare audience».

Una campagna, portata avanti dal 2017 da diverse televisioni, che ha lasciato segni indelebili nell’anima delle vere vittime della strage. «In una storia di buio - ha detto l’autore - ho cercato di ricordare anche persone meravigliose, dagli infermieri della rianimazione che portano la torta al signor Mario Frigerio per Natale passando per i suoi figli Andrea ed Elena, piuttosto che il magistrato Mariano Fadda».

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