Giubiana, il rito dopo le polemiche Folla in piazza per il rogo canturino

Tradizioni Il falò è tornato puntuale, come ogni ultimo giovedì di gennaio, con tante presenze. «Fiamme alte, buon auspicio». Giunta e rappresentanti regionali al completo, incluso Orsenigo

Puntuale, come ogni ultimo giovedì di gennaio, è tornato ieri il falò della Giubiana.

E stavolta in cenere si spera siano finite non solo le brutture dell’anno passato da esorcizzare, come vuole il rito popolare e antico, ma anche le polemiche che hanno appiccato il fuoco già da giorni.

La proposta del Pd di aggiornare alla sensibilità contemporanea la manifestazione, nei confronti del tema enorme della violenza di genere, perché l’idea di propiziare una buona annata bruciando una donna «è tanto anacronistica quanto pericolosa», ha causato una levata di scudi da parte della politica e non solo. Tanto che questa edizione è stata quasi trasformata in una orgogliosa rivendicazione della tradizione.  Con la giunta al gran completo, ma anche tanti rappresentanti della Regione, dall’assessore Alessandro Fermi, ai consiglieri Sergio Gaddi, Anna Dotti, Marisa Cesana e, a sorpresa, Angelo Orsenigo del Pd.

«L’è brusada ben»

Il 2025, per chi ci creda o abbia bisogno d’una botta d’ottimismo, promette bene: in una piazza Garibaldi con il pubblico delle grandi occasioni le fiamme in pochi istanti l’hanno divorata, riempiendo il cielo di calde scintille rosse. La Giubiana l’è brusada ben.

Evento organizzato da Pro Loco Per Cantù in collaborazione con l’amministrazione comunale e le associazioni del territorio, con il contributo di Bcc Cantù, Clerici Auto, Rotary Club Cantù. Secondo il copione più ortodosso, con tanto di risotto con la luganega e vin brulé alla fine. Anche se in realtà non sono mancate le novità, visto che tra i costumi medievali sono spuntati i laser, uno spettacolo che utilizza fasci di luce per creare effetti visivi tridimensionali dinamici e scenografici, sincronizzati con la musica, al posto dei canonici fuochi d’artificio.

Nel parco di Villa Calvi ha quindi preso il via il corteo che ha scortato in piazza la bella castellana che, secondo una leggenda senza fondamento storico, nella guerra tra comaschi e milanesi tradì Cantù e per questo deve espiare la sua colpa sul rogo. Leggenda che dà vita a un rito collettivo duraturo, per propiziare un anno positivo e per incontrarsi come comunità.

Vestita di blu

Giubiana vestita di blu, stavolta, con lunghe chiome corvine, scortata nel mesto tragitto verso la sue esecuzione, sfilando per le vie del centro, dal corteo messo in scena dal gruppo di rievocazione storica coordinato da Luisella Arrighi e Serena Azzini, e accompagnato dai tamburini del Corpo Musicale La Brianzola a dare il tempo della marcia. In piazza l’alta pira dai fianchi ricoperti di fascine l’attendeva. Qui è stata letta ufficialmente la sentenza di condanna a morte, stesa grazie a Giancarlo Montorfano e recitata con passione da Luigi Marelli della Compagnia Teatrale San Genesio, prima di issarla e lasciarla al suo destino.

Il compito di appiccare il fuoco è stato affidato alla giunta guidata dal sindaco Alice Galbiati. Ad accompagnare la manifestazione, stavolta, non i classici fuochi d’artificio ma un lasershow a cura di Laser Entertainment, spettacolo realizzato sfruttando la possibilità di creare effetti speciali tridimensionali sincronizzati con la musica.

Non sono mancate le bancarelle di dolciumi e frittelle, ma anche l’immancabile risotto con luganega e vin brulé, preparati dal Gruppo Alpini di Cantù.

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