Gli ultras in carcere e quel legame con il sospetto rapitore di Cristina Mazzotti
Tifo e ’ndrangheta Blitz contro le curve di Inter e Milan: spunta il ruolo di Giuseppe Calabrò nella gestione dei parcheggi a San Siro
Rapporti stretti con personaggi vicini alla ’ndrangheta, estorsioni con il metodo mafioso, lesioni, percosse. L’indagine che, nella mattinata di oggi - lunedì 30 settembre - ha portato all’arresto di 19 persone legate alle frange estreme delle tifoserie di Inter e Milan, conferma quanto ormai era sotto l’occhio di tutti (in modo particolare con l’omicidio di un personaggio del calibro di Antonio Balocco, per mano dell’ultras nerazzurro Andrea Beretta): la ’ndrangheta si era saldamente infiltrata nelle tifoserie delle due squadre milanesi.
Tra i tanti rapporti critici portati alla luce dai poliziotti della Questura di Milano e dai militari della Guardia di finanza, ve n’è uno che coinvolge il principale imputato del processo che si è aperto in Corte d’Assise a Como per il sequestro di Cristina Mazzotti. Il personaggio in questione è Giuseppe Calabrò, 74 anni, che a Como è a processo per il suo presunto ruolo di organizzatore ed esecutore materiale del rapimento in quel di Eupilio, nella notte tra il 30 giugno e l’1 luglio 1975.
A far emergere il nome di Calabrò (che non è stato coinvolto dall’operazione e non è destinatario di alcun provvedimento) è la spinosa questione della gestione dei parcheggi attorno allo stadio San Siro, in particolare per il periodo dal gennaio 2020 al maggio 2021. Un contesto nel quale sarebbero emersi episodi estorsi dei quali sono accusati esponenti delle curva dell’Inter nonché episodi di corruzione finalizzati ad acquisire la gestione dei parcheggi. Il ruolo di Giuseppe Calabrò sarebbe stato quello di assicurare una sorta di protezione a Giuseppe Caminiti, lui sì finito in carcere, e il duo Andrea Beretta (l’ultras in carcere per l’omicidio di Antonio Balocco) e Vittorio Boiocchi, il capo ultras nerazzurro ammazzato con due colpi di pistola alla periferia Ovest di Milano nell’autunno di due anni fa.
Ancorché mai condannato per associazione mafiosa, Giuseppe Calabrò è considerato uomo legato ai clan calabresi. Secondo l’accusa dell’antimafia di Milano, l’uomo a processo per il sequestro Mazzotti avrebbe accordato, «forte del suo nome e del suo spessore criminale», “protezione ed appoggio” a Caminiti ogni volta esponenti di altre famiglie criminali avessero avanzato pretese sulla gestione dei parcheggi all’esterno del Meazza.
Nel corso del blitz di stamattina all’alba, in carcere sono finiti i capi ultra della Curva Nord (quella dell’Inter) ovvero Andrea Beretta, Marco Ferdico (cresciuto nel gruppo dei Viking prima di diventare uno dei leader della tifoseria nerazzurra), ma pure i capi della Sud, ovvero la curva del Milan. Tra questi Luca Lucci, già noto per i suoi precedenti legati allo spaccio di droga, diventato famoso dopo la stretta di mano con il ministro Matteo Salvini. Tra le persone arrestate anche Christian Rosiello, ovvero il bodyguard di Fedez, accusato di associazione per delinquere ed estorsione
Gli inquirenti hanno sottolineato, nell’ordinanza di custodia cautelare, come tra «le due curve delle squadre cittadine» si sia instaurata «una sorta di patto di non belligeranza, sicché non esistono fra esse tensioni o quelle che si determinano, per sprovvedute iniziative di singoli, trovano immediata soluzione. Si è al cospetto di due tifoserie non in radicale contrasto e, soprattutto, dei rispettivi organi direttivi che riescono a ben convivere e, finanche, ad organizzare comuni introiti, come in occasione della finale di Champions League di Istanbul, quando, essendo in semifinale le due squadre milanesi, una di esse sarebbe approdata in Turchia e gli ultras decidevano di spartirsi la torta dei possibili ricavi illeciti ancor prima che si sapesse (ed a prescindere da) quale delle due compagini avrebbe disputato per l’ambitissimo trofeo».
Ma, soprattutto, quando si sarebbe trattato di fare affari, l’alleanza tra opposte tifoserie sarebbe stata totale con l’ultras milanesi Luca Lucci che, insieme ad altri ultras della curva Nord dell’Inter, avrebbe avvicinato i responsabili delle cooperative che gestiscono le vendite delle bevande all’interno dello stadio di San Siro, imponendo loro una compartecipazione, attraverso società di comodo, nella vendita delle bevande in occasione delle partite.
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