Il coraggio di Patrick: «Ho sconfitto il tumore e sono tornato a vincere»
Erba Le imprese dell’atleta e studente universitario che si è imposto nella Coppa del Mondo di canottaggio. «Un anno fa ero in sala operatoria, la sfida più dura»
«Se penso a dov’ero un anno fa e dove sono ora, non mi sembra ancora vero. Mentre gli altri gareggiavano, io stavo affrontando l’operazione per rimuovere il tumore. La prima fase dopo la diagnosi è la più dura da accettare, ma poi capisci che diventa una sfida, che devi ritornare in barca».
Su quella barca Patrick Rocek non solo ci è tornato, ma ha subito ricominciato a vincere. Palata dopo palata, ha avuto la forza di lasciare dietro di sé tutti gli avversari, compreso il più terribile. Quello che ti si presenta quando meno te lo aspetti e che ti fa tremare la terra sotto i piedi.
Finché non rialzi lo sguardo e fissi un obiettivo, combattendo con tutte le forze a disposizione. È così che Patrick, 25 anni di Erba e studente di Ingegneria all’Insubria, ha conquistato domenica scorsa l’oro nella prima tappa della Coppa del ondo di canottaggio a Varese, nella categoria del singolo pesi leggeri. Un ritorno in grande, il suo, dopo un anno difficilissimo.
«Il 2022 stava andando bene, ma poi ho contratto il Covid quattro giorni prima della Coppa del Mondo e quindi ho dovuto rinunciare restando fermo alcune settimane – racconta il giovane – poi mi hanno trovato una piccola aritmia data anche dal periodo di forte stress. Sono tornato e ho vinto l’oro nel quattro di coppia pesi leggeri ai Mondiali di Racice, quindi sono rientrato nella squadra olimpica. Poi a marzo dello scorso anno ho iniziato ad avvertire un dolore all’intestino. Ho fatto le visite ed è emerso che c’era una massa all’altezza della quinta costa. Mi hanno mandato all’istituto ortopedico Rizzoli di Bologna perché hanno visto che era un osteocondroma, tra il polmone e la costa». Dopo un primo momento di comprensibile smarrimento, Patrick ha subito trovato la forza di reagire.
«All’inizio si pensava fosse un tumore maligno – aggiunge -. Poi mi hanno tranquillizzato. Il 9 maggio sono stato operato dal dottor Fabio Davoli, tra i migliori chirurghi d’Italia e prezioso anche come persona. L’intervento è avvenuto con l’aiuto di una microtelecamera in modo che non fosse invasivo, divaricando le costole e rimuovendo la massa. Ha deciso il chirurgo di fare così: se mi avessero tagliato la costola, avrei dovuto smettere qualsiasi attività agonistica».
E aggiunge: «Sono stato tre mesi fermo, ancora adesso porto gli strascichi e sto facendo anche gli esercizi per la respirazione, così come i trattamenti per le cicatrici. A settembre, comunque, ho ricominciato le prime gare e sono poi rientrato nel gruppo olimpico. Un grande grazie va a Franco Cattaneo, direttore tecnico della Nazionale e a tutta la federazione che mi ha sempre sostenuto e aspettato. Mi sono rimesso in gioco, pur sapendo che gli altri sono molto forti. Ora vivo nella consapevolezza che nella vita può succedere sempre di tutto, ma la speranza è sempre l’ultima a morire».
Patrick dovrà tenere monitorata la situazione, ma ora sta bene e si sente in forma: i risultati sportivi, del resto, lo dimostrano. La sua è una storia a lieto fine, ma quando ha ricevuto la diagnosi il pensiero è inevitabilmente andato all’amico e collega Filippo Mondelli, scomparso tre anni fa a soli 26 anni a causa di un osteosarcoma. Patrick è stato curato nello stesso ospedale che accolse Filippo, dove di lui è rimasto un bellissimo ricordo. «Lo conoscevo molto bene – sottolinea -. Abbiamo remato qualche anno insieme a Moltrasio. Molti dottori mi hanno parlato di lui, ero nel suo stesso reparto. Ricordo che l’ho chiamato durante la sua malattia e la cosa che mi aveva impressionato è che mi diceva che sarebbe tornato in barca per fare grandi cose, trasmetteva una positività pazzesca». Positività che Patrick ha conservato e usato al meglio nel momento del bisogno.
Il campione venticinquenne, nel frattempo, sta anche frequentando la facoltà di Ingegneria dell’Università dell’Insubria, unendo l’impegno sportivo allo studio. «Ora mi concentro su questo, poi valuterò se fare esperienze all’estero in futuro. Cerco di non pensarci troppo, al momento giusto saprò cosa fare. Ci tengo a ringraziare il Coni, la federazione, la mia famiglia, la società e tutti coloro che mi sono stati vicino nei momenti più difficili».
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