Il dolore ritratto in quattro dipinti. Quando Carlo tornò sulla tomba di Raffaella e Youssef

Strage di Erba Un anno dopo i funerali i Castagna sono tornati al cimitero di Zaghouan, in silenzio e lontani dai riflettori

Erba

Le settimane successive il ritorno dalla Tunisia, dove aveva sepolto la figlia Raffaella e il nipote Youssef, Carlo Castagna ha trascorso molto tempo da solo. Chiuso nel suo laboratorio dove amava lavorare il legno, dove creava le sue piccole opere d’arte. Artigiano nel sangue, il signor Carlo amava creare e dar forma agli oggetti.

Quei giorni chiuso in laboratorio, li ha passati a modellare un pezzo di legno. Dalla Tunisia era rientrato con i chiodi che chiudevano le bare di Youssef e Raffaella, e che lui ha voluto per sé. Sul quel pezzo di legno forma una croce. E dietro scrive la data: 23 gennaio 2007. La data dei funerali, con rito musulmano. E una serie di numeri: 36°24’10’’ Nord. 10°08’34’’ Est. Le coordinate dove si trovano i corpi della figlia. E del nipotino.

Per la famiglia Castagna quell’addio era stato una violenza nella violenza, con Azouz Marzouk che aveva affidato a Fabrizio Corona l’esclusiva per le immagini del funerale. Il dolore trasformato in avanspettacolo.

E così esattamente un anno dopo, Carlo chiede a Pietro e a Beppe di tornare in Tunisia. E decide di farlo in silenzio e, soprattutto, in incognito.

Partenza al mattino presto. Ritorno alla sera.

«Ragazzi, voglio andare sulla tomba di Raffaella e di Youssef». I carabinieri gli avevano sconsigliato di farlo, ma a papà Castagna era dura far cambiare idea. Prima di uscire di casa per andare verso l’aeroporto, il signor Carlo ha messo in una borsa il cavalletto da disegno, il suo album, i pastelli a cera, le matite.

Atterrati in Tunisia, il poliziotto alla dogana li aveva guardati strano. Non capiva perché tre uomini “armati” di tutto l’occorrente per dipingere quadri stessero andando al cimitero di Zaghouan per poi far rientro a casa la sera stessa.

Il paese di Azouz lo hanno raggiunto in taxi. Con l’autista che ha fatto fatica a trovare il cimitero. Nessun pericolo di trovare Marzouk sulle tombe dei suoi cari, nonostante l’anniversario della sepoltura: le immagini del padre di Youssef e del marito di Raffaella che prega in quel cimitero arriveranno anni dopo, ma a beneficio delle telecamere.

Il silenzio era assoluto. Una volta davanti alla tomba di Raffaella e di suo figlio Carlo si è seduto. Ha aperto il cavalletto e vi ha appoggiato sopra l’album. Quindi ha estratto i pastelli e ha cominciato a disegnare. Partendo dalle tombe in primo piano. Sullo sfondo, i pini e la moschea. Terminato il primo disegno e messo via il foglio, ha ricominciato con un secondo. E poi un terzo. E infine un quarto dipinto.

Quando ormai il sole stava per calare, i figli, rimasti ore in silenzio a osservare il padre impegnato a immortalare le sfumature di luce, hanno chiamato un taxi. Beppe ha preso tutto il materiale per dipingere e insieme sono rientrati a casa. Fu l’ultima visita al cimitero di Zaghouan. Da quel giorno non ci mai più tornato.

Quando, alcuni anni più tardi, Carlo è morto, i figli hanno ritrovato il pezzo di legno su cui il padre aveva realizzato la croce con i chiodi delle bare di Youssef e Raffaella. Prima dell’addio al signor Castagna, Pietro e Beppe hanno deciso di adagiare quel pezzo di dolore artigiano dentro il feretro del padre. Carlo se n’è andato mentre si alzava la bufera sul nome della sua famiglia. Mentre iniziavano le illazioni contro Pietro. Almeno questo dolore se l’è risparmiato.

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