Il viaggio di Ilde in Marocco: «In orfanotrofio con i bimbi bisognosi»
Albavilla Ha 22 anni e ha trascorso le vacanze come volontaria nell’istituto di Meknes: «Una grande possibilità per conoscere me stessa, per mettermi in gioco e al servizio degli altri »
Non è vero che i giovani pensino solo a vacanze di relax e divertimento: arriva da Albavilla la storia di Ilde Castelletti, 22 anni, che ha trascorso due settimane a fine agosto a fare volontariato in Marocco, insieme ad altri giovani lombardi.
Una scelta forte e singolare: visitare e conoscere il Marocco, ma soprattutto rendersi disponibile per conoscere la realtà di un orfanotrofio e dare una mano. Grazie ad “Ovci La Nostra Famiglia ets”, che la giovane albavillese ha conosciuto tramite padre Rinaldo Cogliati, missionario originario di Carcano di Albavilla, Ilde ha intrapreso questo viaggio e questa esperienza.
Tramite questo organismo ha potuto conoscere la realtà dell’orfanotrofio di Meknes, nel Marocco interiore.
«Tante cose positive»
«Cerco di soffermarmi sulle cose più positive che questa esperienza mi sta lasciando e che ho avuto occasione di scoprire grazie a questo breve viaggio alla scoperta del Marocco, della sua gente, dei suoi ritmi e della sua cultura – racconta la giovane di Albavilla - È stato un percorso veramente impegnativo, che ho cercato di vivere con leggerezza, ottimismo e un pizzico di incoscienza, affidandomi in primis a chi aveva più esperienza di me, ma vivendo questa esperienza secondo i miei parametri e secondo i valori che mi accompagnano in questo momento della vita».
«Non avevo aspettative»
«Sono partita da casa cercando di non avere aspettative, lasciandomi sorprendere dalle diversità, sospendendo il giudizio, vivendo in semplicità e seguendo i ritmi del popolo, del paese e dei bambini e ragazzi che ho avuto la possibilità di incontrare».
«È stata per me una grandissima possibilità per conoscere un’altra cultura, un altro popolo, ma soprattutto me stessa, per mettermi in gioco e per mettermi a servizio degli altri in modo diverso, cercando di adeguarmi alla vita del paese, non solo nei momenti in cui stavamo all’orfanotrofio, ma anche nei momenti liberi, trovando contatto con la gente del posto, che ci ha accolto con gioia e affetto facendoci sentire parte di quel mondo.
«L’incontro con questo mondo - prosegue il suo racconto Ilde - è stato più grande e sorprendente di quanto avessi mai potuto immaginare . Per questo desidero che dentro di me ci sia sempre un pezzo di Marocco: della loro semplicità, dei tempi lunghi e distesi, di vite semplici e dignitose che mi hanno arricchito, molto più di quanto potessi immaginare». Poter conoscere una realtà difficile e anche di sofferenza, ma in mezzo a queste difficoltà portare un sorriso e una carezza: questa la cifra dell’esperienza.
«Cullare dai ricordi»
«Voglio lasciarmi cullare dai ricordi e dai momenti vissuti in orfanotrofio insieme ai bambini, ai ragazzi e ai miei compagni di viaggio, oltre che alle nurse, vissuti nella leggerezza e nell’ottimismo, per cercare di lasciargli un ricordo positivo – conclude la giovane nel racconto - Li abbiamo animati e portati a fare esperienze per noi semplicissime, ma che loro con felicità contagiosa hanno trasformato in momenti indelebili e indimenticabili. In questi momenti ho compreso che l’amore non ha bisogno di un linguaggio comune per essere trasmesso, ma a volte basta vivere esperienze comuni insieme con lo stesso spirito e con la stessa gioia, condividendo la quotidianità».
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