Iniziate le prime demolizioni: gli operai sul tetto dell’ex Enel

Erba In via Fiume è partito il cantiere sulla struttura per eliminare la copertura in amianto. Lunedì il Consiglio comunale inserirà altri sei immobili nell’elenco degli impianti da abbattere

In via Fiume è partito il cantiere per abbattere i tetti in amianto dell’ex Enel, poi toccherà ai lavori per realizzare il parcheggio pubblico.

Nell’attesa, lunedì il consiglio comunale inserirà altri sei immobili nell’elenco delle aree dismesse con criticità da abbattere entro due anni: in cambio i proprietari otterranno un premio volumetrico per avviare la riqualificazione dei comparti.

Dopo vent’anni di immobilismo, il 2025 si apre con qualche atto concreto sul fronte delle aree dismesse. Mercoledì pomeriggio i tecnici specializzati incaricati dalla proprietà dell’ex Enel hanno allestito il cantiere per procedere alla rimozione dei tetti in amianto presenti nell’area, come richiesto mesi fa dal sindaco Mauro Caprani con un’ordinanza. L’intervento, proseguito ieri, dovrebbe concludersi nel giro di una settimana.

«Per favorire la rimozione dei tetti in amianto in sicurezza, abbiamo rinviato di qualche giorno l’avvio dei lavori per realizzare il parcheggio pubblico sul terreno dell’ex Enel che è stato ceduto a dicembre al Comune di Erba» dice il sindaco. Entro la fine di marzo, infatti, è prevista l’apertura di un parcheggio pubblico da oltre quaranta posti a ridosso della vecchia industria dismessa; l’area di sosta sarà accessibile da via Fiume.

«Era importante evitare che i due cantieri si sovrapponessero» osserva Caprani, «anche perché la rimozione dei tetti in amianto è una procedura delicata. Concluso questo intervento a carico dei privati, partiremo noi con la realizzazione del parcheggio». Il cantiere del Comune partirà a febbraio: sono previste la rimozione di alcune piante, l’asfaltatura, la posa della segnaletica orizzontale e verticale.

Intanto si allunga la lista delle aree dismesse con criticità che l’amministrazione chiede di demolire o riqualificare entro due anni, alla luce dell’articolo 40 bis della legge regionale 12/2005. L’elenco comprende già da oltre un anno tutte le aree dismesse di via Fiume, lunedì sera il consiglio comunale voterà l’inserimento di altri sei edifici.

Due immobili sono in via Leopardi, nell’area dell’ex tintoria Spreafico dove il 24 dicembre 2024 si è verificato l’ennesimo incendio. Ci sono poi l’ex tessitura Pontelambro sulla provinciale Lecco-Como (uno stabile enorme da 17.815 metri quadrati), un edificio dismesso ad Arcellasco in via Manzoni, l’ex centrale elettrica in via della Libertà a ridosso del torrente Lambrone e una villetta disabitata in via Volta, nel cuore della città.

Per tutti gli stabili, l’amministrazione ha riscontrato criticità in merito a sicurezza, inquinamento, degrado ambientale, urbanistico-edilizio o sociale che giustificherebbero l’inserimento nella lista delle aree da abbattere o riqualificare entro due anni (in caso contrario, demolirà il Comune e presenterà il conto).

L’istanza è già stata notificata a tutti gli interessati. I proprietari della villetta di via Volta hanno risposto documentando interventi di pulizia e di messa in sicurezza della copertura e chiedendo di escludere l’edificio dalla “lista nera”; la risposta dell’amministrazione, a seguito di un sopralluogo effettuato a novembre da Ats Insubria, è stata negativa.

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