La gravissima accusa del Procuratore Generale: «Su Erba hanno fatto atti giudiziari falsi». Ma nel suo atto non cita alcuna prova
La strage di via Diaz Affondo del magistrato Tarfusser contro i carabinieri e la Procura di Como. Ipotizza la scomparsa delle intercettazioni in ospedale, ma ignora che Frigerio cambiò reparto
Il sostituto procuratore generale di Milano che vorrebbe riaprire il processo per il massacro di Erba commesso da Rosa Bazzi e Olindo Romano, accusa i carabinieri di Como e - seppur più velatamente - la Procura di aver falsificato gli atti dell’indagine. E mette nero su bianco la seguente pesantissima affermazione: «La domanda che sorge spontanea è se tutto ciò è riconducibile a imprudenza o imperizia, incapacità o superficialità, e quindi a colpa, oppure alla precisa volontà di qualcuno che era alla spasmodica ricerca del “successo investigativo” presto e a tutti i costi». Peccato che, nelle sue 58 pagine in cui sollecita i vertici del suo ufficio a chiedere la revisione del processo, non indichi alcuna prova concreta per quelle accuse. Al di fuori delle consulenze della difesa, prese come fossero il vangelo.
Le accuse del pg
C’è un retroscena che potrebbe aprire un serio conflitto tra Procura di Como e Procura generale di Milano, nell’atto firmato dal sostituto pg Cuno Tarfusser. E riguarda l’accusa del magistrato in forza a Milano «che la condanna» di Rosa Bazzi e Olindo Romano «venne pronunciata in conseguenza anche di falsità in atti o in giudizio». A sostegno di questa gravissima accusa, il sostituto pg rimanda non a fatti certi o quantomeno elementi concreti, bensì a due recenti consulenze difensive (quindi necessariamente di parte), a un’interpretazione di un passaggio della lunga testimonianza in aula dell’ex comandante dei carabinieri di Erba, Luciano Gallorini, e al “mistero” sull’asserita scomparsa di pezzi di intercettazioni nella stanza d’ospedale di Mario Frigerio, nei giorni di Natale del 2006.
Gli elementi ignorati
Andando con ordine. Sull’accusa di aver fabbricato atti falsi (vedi la macchia di sangue di Valeria Cherubini sull’auto di Olindo), il sostituto pg sposa senza mezzi termini le nuove consulenze dei difensori dei coniugi Romano, considerate alla stregua di nuove prove - a suo giudizio - quando si limitano a fornire una diversa interpretazione tecnico-scientifica.
Sull’asserita falsa testimonianza di Gallorini, il magistrato riporta due righe di risposta data dall’ex sottufficiale alle domande dell’avvocato Enzo Pacia (all’epoca del processo di primo grado nel collegio difensivo) in merito all’incontro del 20 dicembre avuto con il sopravvissuto, Mario Frigerio: «Lui indicava una persona perché tra l’altro non ha mai indicato il nome di Olindo anche perché io non gliel’ho mai chiesto». Falso, accusa Tarfusser (sull’onda anche della campagna mediatica innocentista). Ignorando però quanto emerso nella stessa testimonianza: «Nel verbale sintetico: “alla domanda se potesse escludere che il suo aggressore fosse Romano Olindo, lo stesso riferiva di non poterlo escludere”, conferma?», la richiesta del legale. «È scritto nella prima pagina, giusto?» risposta. «È scritto da lei, nella relazione di servizio». Quindi che Gallorini avesse chiesto di Olindo Romano, non solo l’ha confermato, ma l’ha pure scritto nero su bianco in una relazione di servizio.
Infine: il mistero delle intercettazioni ambientali in ospedale il giorno di Natale di cui sarebbe sparito sia il brogliaccio che l’audio. Su questo punto è bene sapere che Frigerio era stato trasferito di reparto il giorno prima, senza avere il tempo di spostare le microspie, che ogni intercettazione ha una numerazione progressiva automatica e non può essere falsificata, che l’ispezione ministeriale disposta sul punto dal guardasigilli Bonafede concluse per la sostanziale regolarità delle procedure.Insomma: prove poche. Suggestioni tante.
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