La lezione di antimafia
Cristina e don Pino esempi
Erba L’incontro con la Fondazione Mazzotti e la scrittrice Valeria Scafetta La nipote della giovane rapita e uccisa: «Promuovere educazione e legalità»
Gli studenti erbesi a scuola di antimafia con la Fondazione Cristina Mazzotti e la scrittrice Valeria Scafetta.
Ieri un centinaio di ragazzi delle medie Puecher e del liceo Porta si sono ritrovati in biblioteca per un incontro organizzato nell’ambito del Festival delle Emozioni. C’è stato anche un videocollegamento con suor Carolina Iavazzo, collaboratrice di don Pino Puglisi: il sacerdote, ucciso dalla mafia nel 1993, ha cercato di educare la gioventù del quartiere Brancaccio di Palermo.
Familiarmente noi
Dopo i saluti di Ilia Benedetti, presidente dell’associazione Familiarmente noi e organizzatrice del Festival delle Emozioni, ha preso la parola Arianna Mazzotti per presentare le attività della fondazione intitolata alla memoria della zia, sequestrata a Eupilio e uccisa nel 1975.
«Aveva appena compiuto 18 anni - ha ricordato Arianna - e fu la prima donna rapita dalla ‘ndrangheta nel nord Italia che non fece ritorno a casa. Emerse chiaramente la matrice mafiosa, quel caso fece capire a tutti che il fenomeno mafioso non si poteva circoscrivere solo al sud Italia».
Il rapimento di Cristina portò a otto ergastoli; per altre quattro persone - ritenute mandanti del rapimento - c’è la richiesta di rinvio a giudizio. «Fu un esempio eclatante di giustizia che ha funzionato, nonostante le difficoltà dell’epoca. Mio nonno ha fatto di tutto per portarla a casa, con la Fondazione ha voluto promuovere l’educazione giovanile».
Cristina Mazzotti è fra i protagonisti del libro “Storie di vittime innocenti di mafia”, firmato dall’autrice romana Valeria Scafetta insieme a “Donne e antimafia” (editi da Becco Giallo). I ragazzi, che sono arrivati in biblioteca dopo aver letto i libri, hanno posto molte domande all’autrice.
«Cerco di arrivare a voi ragazzi - ha detto la scrittrice - con libri che parlano di persone, attraverso testimonianze come quelle di Arianna e suor Carolina che hanno deciso di aprirsi con me. Le storie arrivano dirette, vanno oltre la teoria. I miei libri non diventeranno mai bestseller, si parla troppo poco di questi temi e perfino i volumi firmati da grandi magistrati vendono poco, ma resta fondamentale far conoscere queste vicende anche se non riusciremo mai a metterci fino in fondo nei panni delle vittime e dei loro familiari».
In “Donne e antimafia” si parla anche di suor Carolina, che è intervenuta in videocollegamento. «Padre Pino Puglisi - ha raccontato la suora - era un prete che amava la vita, il Signore, i poveri e i giovani. Decise di ripulire il quartiere Brancaccio di Palermo, non solo gli ambienti fatiscenti ma anche le coscienze delle persone. Dall’altare traeva la forza per operare sulla strada, era un sacerdote per vocazione e non per mestiere».
La scuola serale
A Palermo, ha proseguito suor Carolina, «padre Pino riuscì ad attivare una scuola serale per far conseguire ai ragazzi la licenza elementare: erano già gli anni Novanta, ma tantissimi bambini e ragazzi restavano lontani dalle scuole». Ucciso nel 1993 davanti al portone di casa con un colpo di pistola, nel 2013 il sacerdote è stato beatificato dalla Chiesa cattolica. Don Puglisi riposa nella cattedrale della sua Palermo.
I ragazzi hanno seguito l’incontro con attenzione e hanno partecipato attivamente. Molto soddisfatta l’organizzatrice Benedetti, che già da qualche anno sta creando una rete fra scuole, associazioni e famiglie per promuovere l’educazione attraverso il Festival delle Emozioni.
«Sin dalla prima edizione il nostro Festival è sostenuto dalla Fondazione Cristina Mazzotti - ha detto Benedetti - perché riteniamo che la legalità sia uno dei concetti chiave da trasmettere alle nuove generazioni».
L’evento, ha ricordato l’organizzatrice, «è stato patrocinato da Avviso Pubblico, un’associazione (con cui collabora attivamente la scrittrice Scafetta, ndr) che riunisce Comuni, Regioni ed enti pubblici che hanno firmato un protocollo di intenti per operare concretamente contro la criminalità organizzata. Non solo a parole, magari in campagna elettorale, ma nell’attività di tutti i giorni».
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