La scomparsa di Greta. Dopo due anni spunta un indagato

Il giallo Non si hanno più notizie dal 4 giugno 2022. L’ultimo avvistamento della rocker di Erba a Porto Tolle, dove era andata per vendere un immobile di famiglia

Domani sarà il secondo anniversario della scomparsa, avvenuta il 4 giugno 2022 a Porto Tolle in provincia di Rovigo. Ma, dopo lunghi mesi di appelli da parete dei parenti e degli amici, il caso della sparizione di Greta Spreafico - 53 anni, rocker di Erba - sembra essere riaperto. Ne danno notizia gli organi di informazione veneti, sottolineando che nella nuova inchiesta della procura rodigina ci sarebbe anche un indagato, verosimilmente per omicidio e occultamento di cadavere. Totale riserbo da parte degli inquirenti sulla persona attorno alla quale si sono concentrate le nuove indagini.

L’archiviazione

Del resto, che la sparizione volontaria della cantante di Erba fosse un’ipotesi del tutto inverosimile era stato più volte adombrato dagli stessi investigatori. Troppe le incongruenze emerse. Greta a fine aprile 2022 si era trasferita poi a Porto Tolle per perfezionare la vendita di un immobile di famiglia, il cui ultimo atto tecnico era stato pianificato per il 6 giugno. Due giorni dopo la sua scomparsa.

L’inchiesta sulla sparizione della donna si era arenata contro l’evidenza del mancato ritrovamento del cadavere ma anche dell’autovettura Kia Picanto di sua proprietà. L’ultimo avvistamento utile dell’auto risaliva infatti alle 5.16 del 4 giugno 2022, in cui nel video di una telecamera della zona si vede passare l’autovettura sotto al varco «Accesso Barricata» in località Bonelli a Porto Tolle. Il 6 giugno 2022, poi, i carabinieri di Porto Tolle avevano fatto un sopralluogo nell’immobile della Spreafico acquisendo tra l’altro anche il cellulare della donna che era spento e che, una volta esaminato, non aveva dato riscontri utili.

Insomma, un giallo che sembrava destinato a rimanere tale. La riapertura delle indagini è avvenuta su istanza dell’avvocato della famiglia, Nunzia Barzan. Lo scorso autunno, dopo oltre un anno di inchiesta, era arrivata l’archiviazione di un fascicolo a carico del giardiniere portotollese 58enne, l’ultimo a vedere vivo la Spreafico prima della sua scomparsa e l’unico indagato all’epoca dalla Procura di Rovigo dapprima per sequestro di persona e poi per distruzione e occultamento di cadavere.

Una conoscenza nata sui social e la persona con cui la donna avrebbe trascorso gli ultimi giorni prima di sparire. Ma i familiari non avevano mai ritenuto che fosse la persona giusta sulla quale puntare le attenzioni del caso.

La svolta

Dopo l’archiviazione la famiglia di Greta Spreafico non s’è arresa ed ha continuato ad interloquire – tramite il legale – con la Procura rodigina per la riapertura delle indagini sulla base di testimonianze e dettagli poco considerati finora. «Non era la persona giusta su cui puntare lo sguardo — ha detto il fratello di Greta, Simone Spreafico al Corriere Veneto — secondo noi ha visto qualcosa, potrebbe essere stato testimone involontario ma non è la persona che potrebbe aver fatto del male a Greta. Secondo noi va indagato altro. Speriamo che questa volta abbiano rivolto lo sguardo dalla parte giusta».

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