L’addio a Luigi Frusciante
Medico di base e uomo di sport
Noto per la sua attività professionale a Monte Olimpino e Sagnino era stato anche presidente dell’Associazione arbitri
Dopo Raffaele Giura e Beppe Lanati, il mondo della sanità comasca piange anche il dottor Luigi Frusciante, scomparso domenica mattina all’ospedale Valduce, in seguito a complicazioni legate al coronavirus.
Settantuno anni compiuti a febbraio, il dottor Frusciante abitava a Sagnino ed era un medico di base conosciuto in città anche per la sua attività come arbitro, prima sul campo e poi istituzionale.
Era stato arbitro di calcio negli anni ’70 e ’80, prima di diventare nel 1982 presidente della sezione arbitri di Como, carica che ha mantenuto fino al 1992, senza però abbandonare completamente quel mondo, a cui si è sempre sentito legatissimo.
Ma era, prima di tutto, un dottore. Il medico di base che ha assistito, in tanti anni di carriera – era andato in pensione poco più di un anno fa – centinaia di famiglie comasche. Prima a Lora, dove ha iniziato, poi a Monte Olimpino per oltre quarant’anni. Un medico competente, con il sorriso sulle labbra. Un medico “all’antica”, che si staccava spesso dallo studio di via Bellinzona - sempre affollatissimo - per assistere anche a domicilio i propri pazienti. In questi giorni complicati per tutta la famiglia - “Gigi”, così lo chiamavano tutti, lascia la moglie Roberta e i figli Giulia e Angelo -, la sorella Immacolata ha voluto ricordarlo con poche, ma semplici parole: «Era un uomo allegro, gioviale, capace di infondere nelle persone che conosceva e nei suoi tanti pazienti sicurezza e positività. Cercava di sdrammatizzare quando era possibile farlo, ma intervenendo con tempestività quando capiva che la situazione era più grave». Un medico per certi versi fuori dagli schemi, capace di rinunciare a parte del suo tempo libero per assistere, anche a casa, alcuni anziani che ne avevano bisogno: «Si interessava a tante persone nel quartiere, pur non essendo un pediatra ha aiutato anche tanti bambini».
Fortissimo poi il legame con lo sport. Medico sportivo, da anni impegnato nelle commissioni antidoping, il lavoro lo ha portato negli stadi, nei palazzetti, sulle strade del Giro d’Italia e sulle piste di sci in Valtellina. Fin da ragazzo ha coltivato la passione per l’arbitraggio, arrivando fino alla serie C.
La notizia della sua scomparsa ha gettato nello sconforto tutta la sezione di via Badone. Così lo ricorda il presidente Matteo Garganigo: «Tutta la Sezione Aia di Como è impietrita da questa terribile notizia. Ci lascia un collega, un amico che proprio nella scorsa stagione sportiva aveva festeggiato insieme a noi i 50 anni di appartenenza all’Associazione Italiana Arbitri, portandoci sempre un esempio di professionalità, passione e tanto buonumore anche nei momenti più difficili. Gigi, Presidente, ci mancherai».
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