Lavori sulla linea ferroviaria: la Lecco-Como chiusa per due anni
Erba: dovrebbero partire già nel mese di giugno per l’elettrificazione della linea tra i capoluoghi. Respinta la proposta di procedere a lotti: «Troppo costosa»
La linea ferroviaria Como-Lecco chiuderà completamente per oltre due anni a partire dalla prossima estate, forse già dal mese di giugno, per favorire i lavori di elettrificazione della tratta. A lanciare l’allarme sono i rappresentanti del comitato pendolari: «Regione Lombardia aveva chiesto a Rfi di suddividere il cantiere in tre lotti funzionali, ma la risposta è stata negativa. Ora servono garanzie sulla presenza dei bus sostitutivi e sulla riapertura anticipata del tratto Molteno-Merone».
Utilizzata da studenti e lavoratori per muoversi fra i due capoluoghi di provincia, la Como-Lecco è una linea ferroviaria dalle enormi potenzialità (anche turistiche). Per pensare a treni che viaggino oltre confine verso la Svizzera, o a un collegamento diretto tra Erba e Como sfruttando anche i binari della linea Milano-Asso sul primo tratto, è necessario però elettrificare l’infrastruttura: un progetto che è stato finanziato con 78 milioni di euro dallo Stato attraverso il Pnrr.
Regione Lombardia, accogliendo la proposta degli utenti, aveva chiesto a Rfi di suddividere il cantiere in tre lotti: Albate-Cantù, Cantù-Merone e Merone-Molteno. «In questo modo - spiegano Giovanni Galimberti e Cristina Vaccani, rappresentanti del Comitato pendolari Como-Lecco - si sarebbe evitata una chiusura totale prolungata, garantendo almeno un servizio ferroviario parziale durante i lavori».
Lavori che dovrebbero partire nel corso dell’estate, forse da giugno, con apertura della gara d’appalto nel mese in corso. Nei giorni scorsi Rfi ha risposto a Regione Lombardia che la suddivisione in tre lotti non è attuabile e ha giustificato la scelta con la necessità di scongiurare un aumento dei costi e dei tempi di realizzazione dell’opera, che contano di chiudere in 835 giorni naturali e consecutivi (poco più di due anni). «La richiesta di lottizzazione dell’opera con suddivisione nelle tre tratte funzionali, seppur tecnicamente fattibile, registra un incremento dei costi connessi alla diversa cantierizzazione» si legge nelle lettera che Rfi ha inviato a Regione Lombardia. «Comporta altresì un incremento dei tempi. Tale nuova impostazione prevede infatti la realizzazione dei lotti in serie e non in parallelo come oggi previsto».
Il risultato, osservano i pendolari, sarà «un blocco totale per oltre due anni che avrà ripercussioni pesanti su studenti, lavoratori, frontalieri e sul turismo». Il 30 gennaio, i rappresentanti del Comitato pendolari sono tornati a scrivere al Ministero delle Infrastrutture, ai vertici regionali e agli amministratori dei territori interessati per chiedere delle compensazioni.
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