L’interrogatorio dell’accoltellatore: «Ero convinto di averla ammazzata»
Erba Il giovane ha ammesso l’aggressione ai danni dell’ex fidanzata nel posteggio a Giussano. «Le ho messo il cavo Usb intorno al collo, e dopo averla colpita alla schiena non respirava più»
Ha risposto alle domande del giudice delle indagini preliminari di Pavia, il ragazzo di 25 anni di Broni, originario del Marocco, accusato del tentato omicidio di una ragazza dell’Erbese di 24 anni colpita con una coltellata alla schiena nei pressi di un centro commerciale di Giussano.
La ragazza è la stessa che solo un anno fa era stata aggredita – in quel di Erba – con dell’acido gettato sul volto e versato al termine di un litigio, all’esterno del luogo di lavoro.
Per quella vicenda il marocchino, Said Cherrah, è già a processo a Como per stalking e per quel capo di imputazione che va a colpire – con pene molto gravi – chi cagiona lesioni dal quale deriva la deformazione o lo sfregio permanente del volto. La sentenza è attesa per gennaio. Ma da questa settimana sul suo capo pende una nuova e pesante accusa, quella del tentato omicidio della ex. La ragazza, ieri, ha raccontato la propria storia scegliendo proprio le pagine de La Provincia per farlo. Una storia che in alcuni punti si distacca da quanto riferito dal marocchino che ieri mattina, di fronte al gip di Pavia, ha ribadito la propria versione partendo dal fatto – negato dalla giovane – che tra i due ci fosse un appuntamento. «Ci dovevamo vedere, abbiamo mangiato una pizza insieme», avrebbe detto Cherrah parola più parola meno, assistito dal proprio avvocato Roberto Grittini. Tolto però questo passaggio che non combacia, in quanto la ragazza dell’Erbese ha raccontato ieri al nostro giornale che l’appuntamento l’aveva ma con una amica (con cui si doveva vedere in pausa pranzo) e non con Cherrah, il resto del racconto avrebbe sostanzialmente seguito una traccia abbastanza sovrapponibile.
Il venticinquenne avrebbe infatti ammesso di avere aggredito la sua ex, usando prima un cavetto Usb avvolto attorno al collo e poi un coltello, che avrebbe detto di aver prelavato dall’auto della ragazza. «L’ho colpita e poi ho chiamato i carabinieri», avrebbe aggiunto a questo punto l’arrestato, dicendo anche di aver pensato che la propria ex fosse morta «visto che non respirava più».
Un racconto che su quest’ultima fase segue quanto era emerso fin dall’inizio, ovvero che dopo la fuga dal centro commerciale di Giussano, era stato proprio il marocchino a contattare il proprio legale che gli aveva subito consigliati di costituirsi. Cherrah era quindi stato arrestato dai carabinieri in quel di Stradella, sulla via del rientro a casa.
La ragazza nel frattempo, dopo essere scappata in un primo momento da sola e dopo essere stata poi aiutata da un automobilista, era entrata nel centro commerciale e qui era stata soccorsa dal 118 che l’aveva trasportata in codice rosso al pronto soccorso del San Gerardo di Monza dove ancora è ricoverata. La difesa ha chiesto al giudice la derubricazione dell’accusa da tentato omicidio a lesioni, e (di nuovo) l’attenuazione della misura del carcere. Il giudice delle indagini preliminari Maria Cristina Lapi ha sciolto la riserva, l’arresto è stato convalidato ed è stata disposta la misura cautelare in carcere. Il fascicolo poi passerà da Pavia a Monza.
La giovane invece aveva raccontato una aggressione simile a quella confessata da Cherrah, senza però confermare l’appuntamento tra loro. Ma del resto poco cambia, perché comunque il marocchino a Giussano non avrebbe dovuto arrivare – era ai domiciliari e aveva avuto solo un permesso per una visita medica – e tantomeno ha senso di parlare di una eventuale pizza insieme alla luce della coltellata inferta poi alla schiena.
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