’Ndrangheta a Como: «sul territorio presenza forte dei clan e ci sono appetiti sulle Olimpiadi»

La situazione Secondo la relazione dell’Antimafia c’è allarme sui lavori in vista dei giochi invernali in Valtellina: «Trafficanti albanesi in affari con la locale di Erba della ’ndrangheta per un giro di cocaina»

I lavori per i futuri giochi olimpici invernali di Milano (leggi Valtellina) e Cortina accendono gli appetiti della ’ndrangheta, visto che la Lombardia «si appresta a vivere un singolare momento storico particolare per la concentrazione di investimenti pubblici». Una «problematica» che si inserisce «fra le priorità delle Autorità giudiziarie e prefettizie lombarde» per prevenire le infiltrazioni della criminalità organizzata

A dirlo è la nuova relazione semestrale della Dia (Direzione investigavi antimafia) pubblicata proprio in questi giorni e riferita al primo semestre dello scorso anno. Nella relazione si spiega come quegli appetiti, inevitabilmente, rischiano di coinvolgere anche uno dei territori lombardi a maggiore presenza di criminalità mafiosa: quello comasco, appunto.

Presenza marcata di clan

Nella relazione emerge, per quanto riguarda la situazione lombarda, un momento di stasi sul fronte delle indagini. Tanto che si sottolinea una «assenza di elementi giudiziari di novità». E nonostante questo gli uomini dell’antimafia spiegano come nelle provincia di Como «permane la marcata presenza di diverse forme di criminalità organizzata, nazionale e straniera, che mostrano la loro propensione alla commissione di estorsioni, usura, stupefacenti, sfruttamento prostituzione, armi, contraffazione, immigrazione clandestina, ma anche di reati fiscali, riciclaggio, reati ambientali e corruzione finalizzata all’infiltrazione economica».

Tra droga e affari

Proprio l’aspetto degli appetiti economici denota quale sia l’attività principale delle locali comasche della criminalità calabrese: ovvero il riciclaggio di denaro, l’intestazione fittizia di beni, l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Inchieste condotte nel Milanese avevano portato ad approfondimenti investigativi eseguiti su soggetti contigui alla cosca Pesce-Bellocco particolarmente attivi nel territorio lombardo e su sodali appartenenti ad altre storiche famiglie ‘ndranghetiste radicate nella province di Como».

E non a caso proprio in Tribunale, a Como, sono in corso le fasi finali di un processo nato su un giro di bancarotte e poi sfociato in un’inchiesta ben più ampia su estorsioni, questioni di armi e traffico di sostanze stupefacenti.

A questo proposito, nel capito che la Dia dedica alla presenza delle criminalità in Veneto, c’è un passaggio che tocca anche il nostro territorio. E riguarda le alleanze tra bande di albanesi e clan calabresi per la gestione del traffico di droga.

Un’indagine partita da Treviso, ha fatto emergere un giro di droga gestito da «appartenenti a un sodalizio italo-albanese responsabili di traffico di cocaina e marijuana tra le città di Treviso e Como, la Calabria e l’estero. Tra gli arrestati anche un albanese, ritenuto organico alla “locale” di ’ndrangheta di Erba». La droga, insomma, resta il core business della criminalità organizzata, ma indubbiamente i riflettori degli investigatori ora sono tutti accesi sugli appetiti per gli investimenti legati ai lavori per i giochi olimpici. Sui quali i clan potrebbero presto iniziare a muoversi.

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