Non cammina e deve andare dal medico: «Ambulanze? Nemmeno a pagamento»
La denuncia La disavventura di una dottoressa alle prese con un problema di deambulazione. «Devo essere sottoposta a una visita, non mi accompagna nessuno. Neppure ho potuto votare»
Sulla questione delle ambulanze più introvabili di un taxi - con riferimento, ovviamente, al trasporto di chi abbia difficoltà a camminare, non già ai servizi di emergenza che per fortuna sono sempre garantiti - interviene anche la dottoressa Donatella Palma, comasca, medico pediatra di lungo corso. La dottoressa è alle prese, da qualche tempo, con qualche difficoltà di deambulazione e sabato vorrebbe poter essere a Merone, dove la aspettano per una visita.
La ricostruzione
Le sue difficoltà sono legate al fatto che per uscire di casa debba affrontare una ventina di gradini, per i quali sono necessari quegli ausili di cui in genere soltanto le croci dispongono. Dunque: a sentire la dottoressa, non c’è verso, così come non c’è stato verso, domenica, di raggiungere il seggio per poter esercitare un sacrosanto diritto di voto: «Nessuna delle croci fin qui interpellata si è detta disponibile ad accompagnarmi a Merone - racconta lei -, neppure a pagamento. A San Fermo, dove mi hanno spiegato che i volontari sarebbero rientrati la sera troppo tardi e che anche loro hanno diritto al riposo, mi sono addirittura sentita domandare chi fosse mai quel medico che visita il sabato. Davvero: non so più come fare».
Sulla questione della carenza di ambulanze per il trasporto di soggetti con difficoltà di deambulazione si era già mobilitata l’associazione Felicita, una onlus che si occupa dei diritti degli ospiti delle Rsa, ma il problema è noto a chiunque lavori con enti del terzo settore, né possono riuscire di conforto le ammissioni del presidente della Croce azzurra Francesco Cattaneo (è vero, aveva detto a La Provincia, «questo tipo di richieste vanno in coda»).
La dottoressa Palma domenica non ha potuto votare
Peraltro alla dottoressa Palma è stata anche negata la possibilità di votare: «Una settimana prima delle elezioni - racconta - ho chiamato il Comune di Como per sapere come comportarmi per accedere all’Ufficio elettorale di Monte Olimpino, dovendo percorrere quegli stessi venti gradini. Mi è stato assicurato il servizio di accompagnamento ma i due volontari che avrebbero dovuto aiutarmi, domenica mi si sono presentati a casa sprovvisti degli ausili necessari, e si sono visti costretti a rinunciare, sia pure a malincuore». Soluzioni? «Il presidente di seggio si è gentilmente reso disponibile al voto a domicilio, ma il Comune si è di nuovo messo di traverso sostenendo che non sarebbe stato possibile visto che non avevo il certificato elettorale, che non avevo perché per il servizio di accompagnamento non era necessario».
«Sarà per la prossima volta»
Insomma, anche domenica la dottoressa ha azzardato qualche telefonata alle varie “Croci” senza che nessuno sia riuscito a metterle a disposizione un’ambulanza con un paio di volontari.
Il risultato? «Non ho votato», dice la lei, esattamente come suggeritole dall’ufficio elettorale del Comune: «Già, perché così mi hanno detto: di restarmene tranquilla a casa che avrei votato la prossima volta».
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