Omicidio del comandante, anniversario con messa
Asso Venerdì alle 10,30 in chiesa il ricordo di Doriano Furceri ucciso in caserma dal brigadiere Antonio Milia
È già passato un anno dal dramma che sconvolse la vita della caserma dei carabinieri di Asso, quando il 27 ottobre del 2022 il comandante della stazione Doriano Furceri venne ucciso da tre colpi di pistola in pieno petto esplosi da un brigadiere Antonio Milia che è ora a processo per quel delitto. Venerdì mattina alle 10.30, ad un anno esatto dall’accaduto, nella chiesa prepositurale di San Giovanni Battista ad Asso, la stessa che ne accolse il funerale, avrà luogo una messa in suffragio del luogotenente Furceri in cui saranno presenti autorità locali e ma anche le rappresentanze di militari in arrivo dalla provincia. I carabinieri invitano anche i cittadini ad unirsi a loro in un giorno che sarà inevitabilmente di sofferenza, al ricordo di quello che sconvolse la tranquillità della comunità del Triangolo Lariano.
Gli spari avvennero intorno alle 17 di pomeriggio, quando il comandante stava per fare rientro nei propri alloggi dove ad attenderlo c’era la famiglia. Il brigadiere Antonio Milia – dopo averlo incrociato, da poche ore rientrato in servizio – impugnò la pistola ed esplose tre colpi in rapida sequenza (che uccisero il comandante all’istante) per poi asserragliarsi fino all’alba successiva all’interno della caserma di Asso.
Per liberare la stazione si rese necessario l’intervento del Gruppo Interventi Speciali dell’Arma dei carabinieri. Un militare rimase ferito nel blitz. Il processo è in corso in queste settimane di fronte al giudice dell’udienza preliminare del Tribunale Militare di Verona. La procura militare contesta «l’insubordinazione con violenza pluriaggravata», omicidio – lo ricordiamo – aggravato dai futili motivi. In aula è comparso anche come presunto responsabile civile il Ministero della Difesa, in quanto datore di lavoro del brigadiere Milia. L’omicidio, come detto, era avvenuto quando il comandante stava facendo rientro nel proprio alloggio al termine della giornata di lavoro. Milia aveva esploso tre colpi al petto asserragliandosi poi dentro la stazione. Milia, da un perito del giudice (ma anche della difesa e del pm, con parere contrario solo della parte civile) era stato ritenuto incapace di intendere e di volere al momento in cui si compivano i fatti, oltre che pericoloso socialmente.
A scatenare la reazione fu - secondo l’ipotesi dell’accusa - una frase («Eh Milia Milia...») interpretata dal brigadiere come canzonatoria.
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