«Piano di zona, coinvolgere tutti. È democrazia»

Il caso I sindaci contro Rapinese: «Voleva comandare lui. La norma tutela i Comuni più piccoli»

San Fermo

Da 3 mesi 20 Comuni su 21, attraverso i rispettivi sindaci, hanno sottoscritto l’accordo di programma per il Piano di Zona sulla gestione dei fondi destinati ai servizi sociali e dunque alle persone più fragili (minori, disabili, persone in difficoltà).

Ormai è risaputo che il sindaco Alessandro Rapinese è stato commissariato dalla Regione perché non ha firmato quell’accordo che non può non essere sottoscritto, visto che penalizzerebbe proprio l’erogazione dei servizi sociali del Piano di Zona 2025-2027. Verrà nominato un commissario ad acta che firmerà, assicurando i servizi sociali e socio assistenziali nel triennio e l’attuazione del Piano di Zona attraverso il Comune ente capofila, San Fermo.

«Scelta imposta»

Ma perché il sindaco Rapinese non ha firmato l’accordo? «Quella dell’ente capofila è una scelta imposta su cui non sono d’accordo perché San Fermo non ha la capacità, né la struttura, per poterlo fare, vedremo come farà – spiega Rapinese – comunque, ora ci sarà un commissario ad acta che deciderà per il bene dell’ambito territoriale».

Diversa l’opinione di alcuni sindaci che hanno scelto San Fermo capofila e che hanno votato compatti l’accordo di programma. «Rapinese non ha firmato per una sterile questione di principio – dice Rino Malacrida, sindaco di Torno – ci ha detto chiaramente che non avrebbe più votato nulla se non comandava lui. Non c’è una motivazione tecnica, solo questioni personali». Da parte di Silvio Aiello, sindaco di Montano Lucino: «Questi servizi sono importanti per noi e sono stati sempre forniti al meglio dall’Azienda Sociale. Rapinese ci aveva detto che Como sarebbe uscito perché non usava quei servizi, poi invece ha preso la presidenza e da allora si è bloccato tutto. Forse Como ci può giocare perché non si serve molto dell’Azienda Sociale, ma i Comuni no, non giocano, ci tengono».

«Per me sono prese di posizione incomprensibili e fuori da ogni logica – commenta Alessio Cantaluppi, sindaco di Lipomo – non ha firmato perché l’ente capofila non è più l’Azienda Sociale, ma San Fermo, lui aveva proposto Como e ha preso male questa nostra decisione comune. È come essere sempre sul ring, ma la politica, soprattutto in questo ambito sociale, non è un ring dove chi tira i pugni più forte vince».

La polemica

«Rapinese non può pensare di prescindere dal quadro normativo – aggiunge Alberto Gaffuri, sindaco di Albese con Cassano - Ne sono dispiaciuto, eviterei di trasformare questo tema in una cosa partitica, qui il problema è che il Comune di Como pensava di poter gestire tutti a suo uso e consumo, un’erronea interpretazione. La norma viene in soccorso ai Comuni più piccoli, proprio per non essere fagocitati e per assicurare i servizi. E questo è accaduto».

E per Angelo Barindelli, sindaco di Bellagio: «Rapinese rivendica una modalità di voto che gli metterebbe sempre in mano la maggioranza, pensa che si debba sempre votare per quota di abitanti, ma l’assemblea del Piano di Zona ha deciso che un sindaco vale un voto e lui questa decisione non l’ha accettata. È una questione di democrazia e rispetto. Il Piano di Zona ha individuato il capofila, sottoscritto non solo dai Comuni, ma anche da Ats, Asst, Provincia e Regione».

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