
Pietro, Beppe e i fratelli Frigerio: «Giustizia è fatta. Adesso vogliamo rispetto»
Commenti La parola alle vittime. I Castagna: «Noi, calpestati per anni da gente senza morale né scrupoli»
Inviato a roma
C’è anche tempo e anima per rivolgere un pensiero ai «carnefici dei nostri cari». Lo fa Beppe Castagna, con tono pacato. «Alla fine - spiega - mi sarei augurato per i carnefici dei nostri cari qualcuno che gli facesse comprendere cosa avevano fatto e non che li trasformasse in complici dell’ulteriore dolore che ci hanno dato con le loro dichiarazioni».
Ogni passaggio formale, ogni appuntamento con un’aula di giustizia, è stato sale sulle ferite ancora aperte per i fratelli Castagna e i fratelli Frigerio. E anche alla vigilia dell’appuntamento romano di ieri, lo stato d’animo ricorrente era quello della stanchezza. Ancorché non della perdita di fiducia, soprattutto nei confronti della legge: «Giustizia è stata. Ancora una volta». Il commento di Elena Frigerio. Poco inclini a parlare, lei e il fratello Andrea hanno seguito ogni istante e ogni passo di questa odissea del dolore per ribadire che il signor Mario, loro padre, se ha accusato qualcuno lo ha fatto perché ne era certo. Perché i suoi ricordi erano granitici. E basta con le insinuazioni.
«Abbiamo sempre saputo che sono stati loro - è il commento di Pietro Castagna - Quindi nessuno stupore, per la sentenza. Lo stupore, in tutti questi anni, noi lo abbiamo provato nel vedere tanta gente senza scrupoli, senza morale, sicuramente non in buona fede, dire le cose più assurde calpestando tutto e tutti, e soprattutto noi vittime. Abbiamo vissuto tutti questi anni in balia di gentaglia. Ecco, il nostro stupore è quello di aver visto trattare una tragedia come un argomento da bar».
Sia Pietro che Beppe, poi, sottolineano: «Il diritto alla verità è stato garantito, per l’ennesima volta con l’ennesima possibilità di una revisione. Ora la verità è una volta per tutte definitiva, pretendiamo rispetto e silenzio fin troppo mancati in questi anni. La pochezza e la cattiveria subiti sono state tante. Le ferite con il tempo osi rimarginano, le cicatrici rimangono indelebili».
Ma è veramente finita? «No» è il commento pessimistico di Pietro. «Si inventeranno altro. Non è mica finita. Non ci credo. Hanno mantenuto una parte per tutti questi anni che dovranno mantenere. Ci saranno sempre gli innocentisti, quelli che credono che la terra sia piatta. Tutto plausibile, per carità. Io sono certo che nessuno verrà mai a dirci: “Scusateci, abbiamo sbagliato”».
Beppe lo confessa: «Sono contento. E voglio godermi questa sera. Però - prosegue, dando ragione al fratello - viviamo con la paura di cosa si potranno inventare. Anche se ci abbiamo fatto il callo».Ma si può essere contenti di fronte alla conferma, di fatto, di un ergastolo: «Il nostro unico pensiero e la nostra unica preoccupazione, oggi, era quella che se la Cassazione accogliesse il ricorso perché, in caso contrario, ci saremmo aspettati un altro anno di calvario per colpa di trasmissioni innocentiste, che mandano in onda le immagini dei corpi dei nostri cari, del sangue. Trasmissioni che pensano di influenzare dei giudici addirittura della Cassazione. Per fortuna non è stato così».
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