Stato contro Erba: battaglia legale
per 300mila euro
Fondi Ici Ministero in Cassazione dopo due sconfitte rivuole le imposte incassate in città dal 2001 al 2009. Comune costretto a pagarsi un avvocato per la difesa
Il Comune di Erba ha vinto i primi due gradi di giudizio, ma ora lo Stato tenta il tutto per tutto in Cassazione. Continua la battaglia legale tra Erba e Roma in merito a 332mila euro di Ici sui fabbricati incassati da Palazzo Majnoni tra il 2001 e il 2009, ma poi decurtati a seguito di una riforma catastale: un pasticcio all’italiana che sta costando tempo alla giustizia e soldi dei contribuenti .
Se anche la Cassazione darà ragione al Comune, infatti, lo Stato dovrà restituire quei soldi e pagare gli avvocati.
La storia parte nei primi anni Duemila. Nel 2001 lo Stato ha cambiato le modalità di calcolo delle rendite catastali per i fabbricati di tipo D (immobili del settore produttivo e terziario): questo ha comportato un minor gettito per gli enti locali, che è stato compensato dallo Stato con versamenti annuali. I soldi sono stati erogati dal 2001 al 2009, poi lo Stato ha deciso che quei contributi non erano dovuti e li ha voluti indietro.
Il caso locale
Per un piccolo paese si trattava di magari di pochi soldi, ma per una città come Erba - che ha un grosso comparto industriale e terziario - si parla di 331.963 euro: una somma che anche a distanza di anni farebbe comodo al bilancio.
Nel dicembre 2014 il Comune ha promosso un atto di diffida e messa in mora per bloccare la revoca, ma non avendo ricevuto risposta dal Ministero dell’Interno nel giugno 2018 ha deciso di passare alle vie legali.
Primo grado, aprile 2022: il Tribunale di Milano ha dato ragione al Comune ma lo Stato ha fatto ricorso in appello. Secondo grado, giugno 2023: i giudici milanesi hanno dato nuovamente ragione al Comune, ma lo Stato non si è arreso.
La seconda sentenza è stata impugnata davanti alla Corte di Cassazione dall’avvocatura dello Stato per conto dei Ministeri dell’Interno e dell’Economia. Pochi giorni fa, la giunta del sindaco Mauro Caprani ha deciso di resistere anche nel terzo grado di giudizio, affidando la difesa dell’ente all’avvocato Giuseppe Felli che ha seguito la vicenda sin dal principio.
La vicenda ha un certo valore in termini generali e locali. A livello generale, è un esempio del classico pasticcio all’italiana: una decisione presa da Roma si ripercuote sui bilanci del Comune, per far valere le proprie ragioni il Comune è costretto a utilizzare i soldi dei contribuenti per pagare un avvocato. Senza contare il tempo che i giudici devono dedicare a vertenze che contrappongono le stesse istituzioni.
Timori
Sul fronte locale, per una piccola città come Erba 332mila euro sono una somma importante: quei soldi (in caso di vittoria in Cassazione verranno ovviamente rimborsate anche le spese legali) possono essere utilizzati per fornire servizi essenziali ai cittadini. «La giustizia ci ha dato ragione due volte - commenta l’assessore alle finanze Matteo Redaelli - ora vedremo cosa deciderà la Cassazione. Nella speranza che non si cerchino poi altri mezzi per non restituire quei fondi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA