STRAGE DI ERBA, È FINITA. LA CASSAZIONE HA DETTO BASTA. I CASTAGNA: «ORA VOGLIAMO RISPETTO»

La sentenza Dopo oltre diciott’anni la vicenda giudiziaria può dirsi chiusa. Bazzi e Romano sono gli assassini di Youssef, Raffaella, Valeria e Paola

Inviato a Roma

La Cassazione ha detto stop. La strage di Erba ha due colpevoli e i loro nomi sono Olindo Romano e Rosa Bazzi. Nessun dubbio. Nessuna possibilità di riaprire il processo. I giudici della Quinta Sezione della Suprema Corte hanno respinto il ricorso presentato dai legali dei condannati per la mattanza dell’11 dicembre 2006 dicendo, in sostanza, che la Corte d’Appello di Brescia non ha commesso alcun errore quando, nel luglio scorso, ha dichiarato manifestamente inammissibile l’istanza di revisione della condanna ai coniugi di via Diaz.

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In mattinata la Corte era stata impegnata nella discussione del caso per oltre due ore e mezza. Nel corso delle quali da un lato il sostituto procuratore generale Giulio Monfermi aveva chiesto il rigetto del ricorso, sostenendo che «Le cosiddette prove nuove sono mere congetture, astratte». Richiesta alla quale hanno fatto eco i legali della famiglia Castagna, Massimo Campa, e dei Frigerio, Adamo De Rinaldis. «A carico di Rosa Bazzi e Olindo Romano - ha detto l’avvocato Campa - non ci sono soltanto i tre pilastri» che sostiene l’accusa «bensì un colonnato di prove». Prove che ha elencato ai giudici.

Dal canto suo De Rinaldis ha ricordato come sulla presunta falsa memoria di Mario Frigerio, causata dall’intossicazione da monossido di carbonio, l’assioma parte da una considerazione falsa: «Mario Frigerio non è mai rimasto intossicato e lo dimostrano gli esami del sangue».

«Olindo e Rosa sanno del ricorso e attendono. Hanno avuto parecchie delusioni ma sperano che sia accolto». Così l’avvocato Fabio Schembri, storico difensore dei due coniugi condannati all’ergastolo per la strage di Erba entrando in Cassazione. Nel corso dell’appassionato intervento davanti alla Corte il legale ha ribadito come quelle che hanno portato alla Corte d’Appello «erano a tutti gli effetti prove nuove, che dovevano essere valutate nel loro contesto». Molto tecnico, e non poteva essere altrimenti visto che siamo in Cassazione, l’intervento dell’avvocato Nico D’Ascola: «Bazzi: «I giudici hanno valutato elementi sui quali compiere un giudizio di fondatezza della richiesta di revisione, elementi che prove non erano. La Costituzione stessa distingue tra un semplice contraddittorio cartolare sulla prova e quello sulla formazione della prova, che deve avvenire in contraddittorio. Che qui non c’è stato».

«Il diritto alla verità è stato garantito, per l’ennesima volta con l’ennesima possibilità di una revisione. Ora la verità è una volta per tutte definitiva, pretendiamo rispetto e silenzio fin troppo mancati in questi anni». Pietro e Beppe Castagna commentano così la sentenza di oggi della Cassazione. «La pochezza e la cattiveria subiti in questi anni, sono state tante. Le ferite con il tempo osi rimarginano, le cicatrici rimangono indelebili».

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