
Strage di Erba, la Cassazione conferma la condanna a Tarfusser
Giustizia Confermata in via definitiva la sanzione al magistrato che aveva accelerato la riapertura del caso a vantaggio delle telecamere de Le Iene
Le Sezioni unite della Cassazione hanno confermato la sentenza di condanna per Cuno Tarfusser, sanzionato con la censura lo scorso anno dal Consiglio Superiore della Magistratura. Ne dà notizia l’agenzia Ansa. L’ex sostituto procuratore generale di Milano, che chiese la revisione delle condanne inflitte a Olindo Romano e Rosa Bazzi per la strage di Erba (richiesta respinta dalla Corte d’Appello di Brescia), era stato sanzionato per aver agito in autonomia mancando ai «doveri di imparzialità e correttezza» per aver depositato di propria iniziativa la richiesta, «in palese violazione del documento organizzativo dell’ufficio» che assegna questa facoltà soltanto al pg presso la Corte d’Appello o al suo vice. Tarfusser aveva poi impugnato il provvedimento di censura di fronte alla Cassazione, che ha però respinto il ricorso.
Nel corso del procedimento a suo carico, l’ex magistrato si era difeso sostenendo - tra l’altro - di aver agito in fretta per anticipare una trasmissione televisiva.
Nella storia della Repubblica italiana non era mai capitato che una parte pubblica di un processo decidesse di discutere di quel processo davanti alle telecamere televisive, piuttosto che in un’aula di Tribunale. C’è sempre una prima volta e, nel caso della strage di Erba, il protagonista di questo esordio quantomeno irrituale era stato proprio l’ex procuratore generale Cuno Tarfusser, per mesi protagonista dei salotti televisivi, nonché autore di quell’ammissione quantomeno sconcertante resa durante il procedimento che lo ha visto soccombere - disciplinarmente - davanti al Csm: «Ho ritenuto di depositare l’istanza» di revisione «in fretta, ossia il 31 marzo 2023, in quanto avevo saputo alcuni giorni prima che il programma televisivo “Le iene” intendeva fare una trasmissione dedicata a questo caso».
Più che giustizia a orologeria, giustizia a favore di telecamera.
Triste epilogo, quello del “paladino della giustizia” in pensione dallo scorso agosto, magistrato capace di cavalcare abilmente la notorietà acquisita grazie a quell’istanza di revisione del processo scritta per denunciare la violazione (inesistente, ha sentenziato la Corte d’Appello di Brescia) delle norme di legge da parte degli investigatori comasco, salvo averlo fatto violando lui stesso «le regole» approvate e condivise circa il buon funzionamento della Procura generale. Questione di lana caprina? Non proprio per il Csm prima e per la Cassazione ora, che a Tarfusser ha scritto di aver «dimostrato di subordinare i principi costituzionalmente garantiti e sottostanti alle disposizioni relative ai progetti organizzativi non alla ricerca della verità, da perseguire con le forme e nei modi contemplati dall’ordinamento giuridico, bensì alla visibilità che l’istanza di revisione avrebbe ricevuto in forza del programma televisivo “Le Iene”, risultato che in effetti è stato raggiunto».
I giudici della Corte d’Appello di Brescia, che hanno depositato ieri le motivazioni della sentenza di inammissibilità della richiesta di revisione, hanno dedicato all’istanza di Tarfusser mezza pagina sulle 87 complessive. Per dire che «ancor prima che carente sotto il profilo della novità della prova è inammissibile per difetto di legittimazione». Il sostituto procuratore generale era «privo di delega relativamente alla materia della revisione». E «al di là della violazione delle regole per l’assegnazione del procedimento» il lavoro di Cuno Tarfusser «è inammissibile» pure «nel merito». Bocciatura totale, insomma. Epilogo triste di una carriera con la toga addosso.
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