Tragedia sfiorata al campo. La mamma di un giovane giocatore ha salvato l’allenatore: «Il defibrillatore si è spento»
Erba L’apparecchio in dotazione all’Arcellasco è ora in manutenzione. Il presidente: «Problema tecnico, o forse noi non siamo in grado di usarlo»
«Il defibrillatore si è acceso ma poi si è spento subito. Lo abbiamo inviato immediatamente al manutentore». A seguito della tragedia sfiorata sabato al centro sportivo di via Galvani, Matteo Isella - presidente del Gruppo Sportivo Arcellasco - conferma il malfunzionamento dell’apparecchio in dotazione alla squadra. A salvare la vita di Hans Bohm, allenatore della Faloppiese di 74 anni colpito da un malore, è stata una soccorritrice presente al campo da calcio. I fatti risalgono al 25 marzo. Poco prima delle 15, Bohm si trovava in trasferta a Erba con la sua squadra per giocare una partita; a bordo campo c’era anche Ivana Riglia, volontaria della Croce Rossa e madre di un bambino che gioca nella Faloppiese. «Mi sono accorta che l’allenatore non stava bene - ha raccontato ieri la donna a La Provincia - così mi sono avvicinata. Gli ho proposto di andare in farmacia per misurargli la pressione, ma mentre andavamo alla macchina mi è caduto tra le braccia privo di conoscenza».
Riglia ha riconosciuto i sintomi dell’arresto cardiaco e ha avviato la rianimazione cardiopolmonare, assicurandosi anche di allertare il 118. Nella concitazione di quei momenti è stato anche utilizzato il defibrillatore in dotazione all’Arcellasco, ma - dice la mamma - non funzionava. Isella, presidente del gruppo sportivo erbese, conferma. «Il defibrillatore si è acceso - dice - ma poi s è spento subito e non è stato possibile utilizzarlo. Lo abbiamo mandato in manutenzione per renderlo nuovamente operativo, bisognerebbe capire se è stato un problema tecnico o se non siamo stati in grado noi di farlo funzionare. Abbiamo il personale formato per l’uso del macchinario, come previsto, ma è anche vero che nel periodo Covid si sono fermati i corsi e servirebbe un aggiornamento». Per fortuna, continua Isella, «al campo sportivo c’erano persone che hanno saputo come intervenire e lo hanno fatto con coraggio e grande prontezza».
Senza l’intervento di Ivana, forse saremmo qui a raccontare un’altra storia. La soccorritrice non vuole certo passare per un eroe: «Ho fatto quello che era giusto fare. Non voglio che il mio gesto venga fatto passare come sensazionale. Piuttosto, spero che l’accaduto possa spingere altre persone a fare il corso di primo soccorso. Più soccorritori e più defibrillatori funzionanti ci sono e più vite possiamo salvare». La presenza di un defibrillatore semiautomatico è obbligatorio per le associazioni sportive dilettantistiche dal 2012, a seguito del cosiddetto decreto Balduzzi che all’epoca dell’entrata in vigore suscitò non poche polemiche (i macchinari hanno un costo non indifferente e bisogna formare le persone all’uso). La regola è valida anche per l’attività sportiva non agonistica. Episodi come quello accaduto sabato in via Galvani dimostrano quanto sia importante questa legge. In mancanza di una soccorritrice esperta come Ivana, il defibrillatore può rivelarsi l’unica possibilità di salvezza per chi accusa un grave malore. Altrettanto importante è la manutenzione ordinaria del dispositivo, perché nel momento del bisogno sia sempre funzionante: in via Galvani hanno certamente imparato la lezione.
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