«Quell’insetto che divora il bosco intorno ai Corni»: persi otto ettari di alberi

Ambiente Lo splendido bosco che porta ai Corni di Canzo, frequentato ogni anno da migliaia di persone è fortemente malato

Lo splendido bosco che porta ai Corni di Canzo, frequentato ogni anno da migliaia di persone è fortemente malato, negli ultimi cinque anni si sono persi ben otto ettari di alberi, una situazione grave che sembra non avere fine.

Da parte di Ersaf, l’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste che ora ha una sede proprio in paese, si cerca di combattere in particolare un insetto, il famigerato bostrico: un piccolo coleottero di 4/5 millimetri che attacca prevalentemente l’abete rosso scavando gallerie sotto la corteccia e portando alla morte l’albero.

Per catturarlo e valutarne la presenza sono state piazzate alcune trappole nei boschi di Canzo ma la battaglia, come spiegano da Ersaf è impari. Altro problema è il costo di questi interventi, fortunatamente finanziati da Regione Lombardia, si lavora in perdita nel taglio e piantumazione.

Sergio Poli tecnico forestale dell’ufficio Ersaf di Canzo da anni si occupa di questi boschi: «L’abete rosso è fortemente attaccato dal bostrico anche perché si trova fuori quota, è stato protagonista di un rimboschimento sbagliato. Purtroppo dal 2018 dopo la tempesta Vaia le piante superstiti sono rimaste isolate ed hanno subito un forte attacco da questo insetto. Negli ultimi anni quattro ettari di piante sono state colpite dagli insetti ed è stato necessario il taglio, dal 2018 in totale abbiamo perso otto ettari di bosco: gli altri quattro a causa della tempesta Vaia. Proprio la tempesta Vaia ha innescato questa proliferazione del bostrico: abbiamo messo queste trappole  a maggio per valutare la presenza del bostrico e cercare di limitarlo ma se all’inizio ne trovavamo qualche decina adesso sono migliaia. Purtroppo in un anno il bostrico fa anche due generazioni ed è una battaglia praticamente impossibile da vincere».

Le tre trappole sono state messe sul sentiero delle Alpi (due) e una verso la colletta dei Corni, all’interno viene messo un fermone per attirare l’insetto: «Stiamo sostituendo l’abete rosso colpito appunto da questo insetto con delle latifoglie spontanee tipo l’acero montano o il tiglio.  Il lavoro non è finito, ci sono ancora piante morte in piedi, ora l’insetto si sta abbassando di quota anche in zona rifugio Valentina, è un epidemia in pieno corso, si perde un capitale incredibile di alberi».

C’è anche una sottolineatura che fa il tecnico Ersaf Sergio  Poli: «Alla base c’è stato un imboschimento sbagliato con l’utilizzo appunto di questo abete rosso. Dal punto di vista economico purtroppo questi alberi non hanno particolare valore, tant’è che il legname viene macinato e reso cippato, per il mercato l’abete rosso in questo momento, proprio per la presenza del bostrico, ha un’enorme offerta e i costi di vendita sono bassissimi mentre per esempio sono alti i costi per il carburante da utilizzare per i mezzi e per il taglio. Fortunatamente la Regione interviene in modo puntuale per salvaguardare i boschi».

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