Un’odissea in ospedale: ore di attesa nella notte ma il certificato medico vale solo per il giorno della diagnosi

Erba La segnalazione di un lettore di Oggiono. Il figlio in codice verde al Fatebenefratelli

Dodici ore di attesa con forti dolori, le dimissioni a tarda notte e un certificato di malattia incompleto.

A raccontare quella che ha definito una «odissea» vissuta al Fatebenefratelli è un lettore di Oggiono, Giuseppe Gulino, che ha accompagnato il figlio in pronto soccorso a seguito di un malore. La direzione sanitaria garantisce che i medici si sono comportati correttamente.

I fatti, spiega Gulino, risalgono al 9 gennaio. «La mattina alle 8.30 mio figlio Giovanni, che ha 42 anni, ha avuto un collasso a causa di un dolore lancinante alla regione lombosacrale. Intorno alle 9.30, contro il suo volere, ho chiamato il 112: l’ambulanza è arrivata alle 11 e a mezzogiorno siamo arrivati al pronto soccorso, dove un’infermiera ha rilevato i parametri vitali assegnandogli il codice verde».

A questo punto parte l’attesa.

«È rimasto sulla barella fino alle 23.45 senza che un medico lo visitasse. Mi domando come mai, però, sul documento di dimissioni risultino ben sei aggiornamenti sulla valutazione delle sue condizioni nonostante nessuno si sia avvicinato per verificare la situazione. Dal momento che non è ammessa la presenza di un parente, è rimasto senza acqua e cibo sino a quando intorno alle 22.30 non sono andato a trovarlo».

A mezzanotte, dopo numerose richieste del figlio, gli è stato somministrato un antidolorifico via flebo. «Alla 1.30 la dottoressa di turno, in modo sgarbato, mi ha detto che di lì a poco lo avrebbe dimesso.

Prima lo hanno accompagnato a fare una radiografia, poi lo hanno riportato in corridoio, dove è sempre stato come altri pazienti, ed è stato dimesso senza aspettare il referto. Aveva ancora dolori e si muoveva a fatica».

Mercoledì 11 il ritorno all’ospedale, serviva il certificato per giustificare l’assenza dal lavoro. «Il medico ha indicato il 10 gennaio come giorno di malattia, ma mio figlio è entrato il 9 in pronto soccorso e il 10 è stato dimesso. Gli hanno risposto che potevano certificare solo il giorno della diagnosi».

Dal direttore sanitario Pierpaolo Maggioni, interpellato da La Provincia, arriva una risposta esaustiva a seguito di un’indagine sul caso.

«Il paziente - dice Maggioni - è arrivato in pronto soccorso per una riacutizzazione di una lombalgia già presente da tempo, una patologia che avrebbe dovuto essere vista dal medico di medicina generale. In ogni caso è stato preso in carico ed è stato accettato come codice verde. Visto l’alto numero di pazienti (molti con codici gialli o rossi, ndr) è per forza di cose che l’attesa si è dilatata».

L’uomo, continua il direttore, «è stato assistito da una dottoressa prima e dal primario poi, visto il referto negativo delle lastre e degli esami hanno stabilito la dimissione con invio al medico curante. In merito alla denuncia Inail il comportamento tenuto è stato corretto: l’accesso (che è stato a cavallo della notte) ha fatto sì che la denuncia riportasse la data del giorno successivo a quello di accesso; la normativa impedisce una denuncia retroattiva».

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