Zero contagi da una settimana
Oltre metà provincia è Covid free
Nessun caso registrato negli ultimi sette giorni in ben 85 Comuni comaschi su 148. Si riduce però anche il numero di tamponi. L’esperto: «Il tracciamento non va abbandonato»
Con i 187 casi positivi rilevati nel corso dell’ultima settimana, la mappa della provincia di Como volge decisamente al bianco. Ad eccezione dei mesi estivi dello scorso anno, siamo ai minimi storici sul fronte dei contagi e, comunque, niente a confronto degli oltre 2mila casi settimanali individuati due mesi fa.
Ci sono 85 Comuni comaschi (sui 148 totali) che da sette giorni non registrano più nessun caso. Non succede soltanto nei paesi più piccoli, ma anche in realtà più popolose come Villa Guardia, Uggiate o in centri che confinano con il capoluogo, come Grandate e Brunate. Sono tutti Comuni da zona bianca, nei quali il Covid sembra sparito. Le positività toccano 63 Comuni e si concentrano quasi solo nella città capoluogo, dove però con 25 casi settimanali l’incidenza sui residenti totali è davvero bassissima. A Cantù i casi dal 27 maggio sono 15, poco più di due al giorno, mentre a Olgiate Comasco sono 12. Seguono Inverigo, otto casi in sette giorni, Cernobbio, sette, Erba e Mariano sono a sei casi e a cinque ci sono Cermenate, Colverde e Rovellasca.
Volendo poi completare l’elenco sono cinque i Comuni con quattro casi settimanali (Beregazzo, Cabiate, Carugo, Figino e Monguzzo) e altrettanti quelli con tre (Bizzarrone, Lomazzo, Mozzate, San Fermo e Turate).
Poche quarantene
Sono 15 i Comuni con due casi, il resto uno soltanto. Sono numeri simili a quelli che si leggevano la scorsa estate, con solo qualche caso isolato sparso tra paesi e città e nemmeno tutti i giorni. Comunque i cittadini comaschi attualmente positivi, costretti in quarantena, sono davvero pochi.
Potenziare il sequenziamento
Occorre, è vero, notare che il quantitativo dei tamponi continua a calare. Sono 470 i test analizzati negli ultimi sette giorni a Como quando la settimana precedente erano 695, prima ancora 1.117 e nella seconda settimana di maggio 1.210. A marzo erano diverse migliaia in più. È vero che meno sintomi portano a meno tamponi. Ma il calo è stato notato a livello regionale e nazionale anche dalla Fondazione Gimbe secondo cui l’attività di tracciamento è rimasta stabile sino alla prima decade di maggio e che poi ha ridotto nelle ultime settimane non sempre a caso le sue attività. Anzi, è anche aumentato in proporzione l’uso dei tamponi rapidi che come noto sono meno affidabili e fanno diminuire sui grandi numeri il tasso di positività complessivo.
«Purtroppo – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - i criteri per conquistare e mantenere la zona bianca disincentivano le Regioni a potenziare le attività di testing e a riprendere il tracciamento, proprio nel momento in cui i numeri del contagio permetterebbero di utilizzare un’arma mai adeguatamente utilizzata». È importante potenziare il sequenziamento, per verificare se i positivi sono portatori di varianti nuove e più pericolose. S. Bac.
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