A Lariofiere il ritorno di Meci. «L’edilizia cresce ancora: sul lago un mercato vivace»

Angelo Maiocchi, titolare della Nessi&Majocchi, evidenzia il momento positivo del settore delle costruzioni. «C’è un leggero calo di compravendite, ma è fisiologico: veniamo da anni di incrementi molto sostenuti»

Il mercato immobiliare e il mondo delle costruzioni più in generale vivono un periodo molto positivo, sul lago e non solo. E Meci è un appuntamento importante per conoscere le ultime innovazioni».

Angelo Maiocchi, titolare della Nessi&Majocchi, fra le realtà lariane (e non solo) più importanti del settore, si dice soddisfatto dell’andamento di mercato e delle previsioni positive soprattutto per la piazza di Milano, dove la sua azienda come general contractor è impegnata in quelli che l’imprenditore definisce lavori «di varia difficoltà, prestigio e importanza».

Cosa si aspetta dalla nuova edizione di Meci?

Mi aspetto un’ottima partecipazione. Meci è sempre stato un momento interessante di incontro di operatori, anche con un occhio di riguardo al territorio. È un’occasione per vedere le tendenze di mercato, anche data l’evoluzione degli ultimi anni sulle fonti energetiche rinnovabili, tema sempre più presente nell’edilizia. Le passate edizioni di Meci hanno dimostrato che è un appuntamento molto attento alle innovazioni tecnologiche del settore e ciò si riconfermerà quest’anno.

I dati generali dell’edilizia sono un po’ in calo. Come vede il mercato?

Le statistiche riferiscono un leggero calo di compravendite, ma è fisiologico visto che veniamo da anni di incrementi molto sostenuti. Nella flessione ha un ruolo anche il costo del denaro che ha inciso sull’accesso ai mutui bancari. Ma nonostante ciò il numero di transazioni resta sostenuto.

Il mercato sul lago sta invece vivendo una stagione di crescita?

Sì. Abbiamo sul lago un mercato di seconde case che sta andando benissimo, con certe proprietà per le quali non si parla più nemmeno di valore al metro quadro, ma di valore generale dell’immobile, come se fosse un’opera d’arte. Certo, sono situazioni che non fanno mercato ma che sono significative per l’attenzione di clienti stranieri. Il brand Lago di Como ha un fortissimo richiamo. Come vediamo anche nel settore dei grandi alberghi, per i quali nemmeno i più ottimisti avevano previsto una crescita così significativa. Noi a Cadenabbia ora stiamo facendo i lavori di ristrutturazione e ampliamento del Grand Hotel Britannia, 5 stelle che si chiamerà Lake Como Edition e aprirà l’anno prossimo. E una nicchia che fa da traino, ma anche il resto sta andando bene, le vendite si fanno con soddisfazione.

Come vede il mercato più importante d’Italia, quello milanese?

Ho previsioni per i prossimi anni positive su Milano, con grande concorrenza in un mercato in cui tutti vogliono entrare. Salvo gli interventi sul lago, lavoriamo quasi esclusivamente a Milano, dove c’è uno sviluppo incredibile. Ci siamo da anni, siamo conosciuti e accreditati da grossi appaltatori, tutti fondi d’investimento. Stiamo lavorando sulla nuova sede di Moncler per conto di Covivio, insieme a Colombo Costruzioni e a Elettromeccanica Galli, oltre che in zona Bicocca su 30mila metri di ristrutturazione e ampliamento di uffici. Abbiamo ultimato con soddisfazione un lavoro, “Nervesa 21”, per il Fondo Cromwell Investment ed è imminente una nuova assegnazione alla nostra azienda di un grosso appalto alberghiero.

Il Superbonus ha fatto aumentare tutti i prezzi dei materiali distruggendo, come ha detto Mario Draghi, la concorrenza fra imprese?

Il Superbonus ha contribuito in modo significativo alla crescita del Pil, ma è stato mal gestito.

Certi prezzi tipici come rifacimenti di facciate, costi dei ponteggi, isolanti termici sono andati alle stelle perché il mercato non riusciva a soddisfare le richieste. Venuto in buona parte meno l’incentivo torneremo a vedere qualche prezzo più allineato ai reali valori di mercato. Ma sul comparto anche senza Superbonus c’è ancora moltissimo lavoro. Stiamo tutti crescendo in fatturato, ma con notevole fatica a reperire manodopera a causa della quantità di lavoro.

Da general contractor, quanto è difficile assicurarsi che tutta la sua catena produttiva che si avvale di subappaltatori abbia competenze e requisiti per lavorare secondo tutte le regole?

Premetto che nei nostri cantieri, di dimensioni significative, il controllo agli accessi è solo con badge. I lavoratori ottengono una formazione molto specifica, inclusi i temi sulla sicurezza che non vanno in alcun modo sottovalutati. La parte più difficile è riuscire a reperire aziende e relative maestranze con preparazione, competenze e anche dimensioni idonee per poter affrontare questi lavori.

Come vede la cancellazione del divieto di subappalto nel nuovo Codice degli appalti pubblici?

Che si parli di pubblico o di privato, il punto non è lo strumento del subappalto ma il modo in cui viene gestito. Bisogna avere subappaltatori strutturati, che vengano controllati e gestiti. Le leggi ci sono, vanno rispettate e fatte rispettare.

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