Sette coltellate al coinquilino: «Avevo fatto un brutto sogno»

Il fatto Stefano Pietroniro, 39 anni, fermato l’altra notte dalla polizia in via San Bernardino. La vittima è un uomo di 57 anni: operato al Sant’Anna, è ricoverato in condizioni gravissime

La polizia ha arrestato poco dopo la mezzanotte di ieri un uomo di 39 anni, Stefano Pietroniro, accusato di aver quasi ammazzato l’amico con cui fino all’altra sera condivideva un piccolo appartamento nelle case popolari di via San Bernardino da Siena, a Camerlata. Gli avrebbe inferto sette coltellate al ventre, brandendo un coltellaccio scovato in un cassetto della cucina.

Operato d’urgenza al Sant’Anna, l’amico - che ha 57 anni - ieri sera versava ancora in condizioni gravissime, conseguenza, anche, del fatto d’essere stato colto di sorpresa, aggredito nel sonno sul divano del soggiorno, senza avere avuto alcuna possibilità di difendersi.

Abbandono e degrado

«Ho fatto un brutto sogno», avrebbe riferito Pietroniro ai soccorritori che l’hanno trovato seduto con una sigaretta in bocca, mentre l’amico, in piedi, si premeva le mani sul ventre orrendamente squarciato. La sera precedente dovevano aver bevuto entrambi parecchio, prima di crollare esausti, lui su un letto, l’altro su quel divano.

Il contesto è noto alla polizia, che da queste parti, e in quell’appartamento, sarebbe già intervenuta in più occasioni per sedare litigi, discussioni, contrasti ulteriormente esacerbati da un consumo abbondante di sostanze.

Le case sono quelle “popolari” del Comune, monoblocchi ridotti in condizioni di degrado inconcepibile di cui si parla da anni - e per i quali si ipotizza anche un passaggio sotto la giurisdizione dell’Aler, prima o poi - ma per i quali nessuno ha mai fatto nulla, limitandosi a murare di volta in volta gli ingressi agli appartamenti rimasti sfitti e per questo nel mirino di “occupatori abusivi”.

Non serve scomodare la sociologia per accorgersi di quanto anche l’ambiente influisca sulle condotte: non passa giorno che le forze dell’ordine non capitino da queste parti per cercare di riportare un po’ d’ordine, per sedare liti, curare sbornie o per prevenirne le conseguenze. Alcune di queste case, peraltro, ospiterebbero anche dei minori, in condizioni di analogo disagio.

Verso l’interrogatorio

Per tornare all’aggressione, Pietroniro è dall’altra sera al Bassone. Già oggi la procura dovrebbe richiedere la convalida del fermo, l’atto che precede l’interrogatorio davanti al giudice dell’indagine preliminare, prima occasione in cui il trentenne potrà - se lo riterrà - fornire una sua versione, magari una ricostruzione un po’ più dettagliata di quella sussurrata agli agenti che l’altra notte se lo portavano via. Il primo passo è quello di ricostruire il contesto, anche se l’inchiesta - quantomeno sulla base dei primi elementi - sembra finita ancora prima di cominciare. C’è solo da sperare che il ferito riesca a sopravvivere, e che l’ipotesi di reato rimanga quella di tentato omicidio.

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