Albate protesta per le maxi antenne. Ma non c’è niente da fare: sono regolari

Il caso Il quartiere insorge contro il nuovo impianto installato in via Cantoniga: «Ribelliamoci». L’Arpa conferma: «Il 5G non comporta rischi». L’impatto visivo? «Scelte della Soprintendenza»

Sulle due gigantesche antenne telefoniche a cento metri di distanza piovono le critiche dei cittadini albatesi. Da Arpa e Comune però arrivano tutte le rassicurazioni del caso.

Sabato mattina i residenti della zona compresa tra via Ninguarda e via Canturina si sono svegliati notando una vistosa antenna sorta proprio accanto ad un altro impianto per le telecomunicazioni. In via Cantoniga Iliad ha chiesto e ottenuto il permesso di installare un nuovo grande palo. A una prima segnalazione, con la titolare dell’Emporio di Albate Manuela Zuccalà che si lamentava del forte impatto visivo, sono seguite decine di proteste recapitate alla redazione.

Le contestazioni

«Non ne bastava una?» si domanda Rolando Mapelli sul gruppo Facebook di Albate. «Complimenti, effettivamente a cento metri di distanza se ne sentiva la mancanza» scrive ironicamente Matteo Monti. «Ribelliamoci» propone un altra albatese. «Si può verificare almeno se sono nocive la salute?» chiede Fabio Roncoroni.

All’ufficio Urbanistica privata di Palazzo Cernezzi il dirigente Giuseppe Ruffo conferma che la pratica ha ricevuto tutti i permessi del caso. L’area su cui è stata installata l’antenna è privata, si tratta di una industria. Anche Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, fa sapere che Iliad aveva presentato richiesta nel 2022 ottenendo il consenso e che nel 2023 l’azienda ha deciso di erigere un nuovo palo invece di appoggiarsi su quello esistente.

«I gestori dei due pali sono diversi – spiega la dirigente di Arpa Daniela De Bartolo –. In Italia non esiste più il monopolio della telefonia, ci sono almeno quattro grandi società che hanno non solo il diritto di installare le antenne, ma anche il dovere di garantire una corretta copertura ai loro clienti. L’istanza in base all’infrastruttura viene presentata a Comune e Arpa. La legge quindi impone dei limiti abbastanza stringenti circa il campo elettromagnetico. Occorre preventivamente effettuare una stima dell’impatto della nuova tecnologia sommata a tutte le antenne già esistenti nei paraggi. Fatta la simulazione diamo o neghiamo il permesso». In questo caso il permesso è stato accordato, i limiti sono stati rispettati.

Strumenti “necessari”

Niente paura allora per la salute? «Le antenne 5G creano spavento – dice ancora l’esperta – ma in realtà non comportano rischi particolari rispetto alle tecnologie precedenti. Anzi, queste antenne si attivano solo se nel campo sono presenti dei clienti che telefonano o ricevono dati e dirigono il segnale solo verso questi utenti. Quando invece le altre infrastrutture funzionano sempre e comunque. In più occorre dire che la diffusione del 5G è ancora scarsa». Sull’impatto visivo, eventualmente, può esprimersi la Soprintendenza. Ma le antenne raramente vengono bocciate perché sono considerate dalle normative strumenti necessari alla comunità. Tant’è vero che nelle scorse settimane anche in città murata, sopra ai tetti di via Boldoni a poca distanza dal Duomo, sempre Iliad ha di molto ingrandito una sua antenna.

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