Albavilla, muore a 53 anni. La figlia: «Aiutiamo la ricerca»

La storia Cordoglio nell’Erbese per la scomparsa di Giuseppe Cortina: «Sono fiera di lui, è stato se stesso fino all’ultimo. Grazie all’istituto Tumori»

Cordoglio in paese e sul territorio per la morte di Giuseppe Cortina, 53 anni, figlio di Rosario, ex assessore al Comune di Albese con Cassano.

Giuseppe Cortina è deceduto lo scorso fine settimana: la notizia della sua morte ha suscitato cordoglio e dolore nelle tante persone che conoscevano lui e la famiglia. Il padre, presidente dell’associazione “Vicini a te”, collabora con la parrocchia di Orsenigo, paese dove tuttora vive. Giuseppe invece risiedeva ad Albavilla.

Per tanti anni però il paese di riferimento per i Cortina, come spiegano i familiari, è stato sempre Albese, dove Giuseppe ha trascorso infanzia e adolescenza fino all’età adulta, quando si è trasferito ad Albavilla.

Sostegno

La figlia Sara, 20 anni, comprensibilmente travolta dal dolore, trova la forza per ricordare con affetto il papà e soprattutto per lanciare un appello per il sostegno alla ricerca, alla cura e alla prevenzione: «Di papà ricorderò sempre il senso dell’umorismo. Ha sempre mostrato il suo lato migliore agli altri non per sé stesso, ma per non appesantire gli altri con i suoi problemi – racconta la figlia - Amava scherzare e usare molto l’ironia, quindi posso dire di essere fiera della persona che è stata perché è stato se stesso fino all’ultimo anche quando le cose iniziavano ad andare per il peggio».

«Era ragioniere e lavorava in banca - dice ancora la figlia - Poi, da quando è iniziata la pandemia, è passato alla filiale digitale in modo permanente, poiché un soggetto a rischio. Amava molto il suo lavoro e il suo rapporto con i colleghi: infatti mi fa molto piacere che abbiano partecipato al funerale o espresso le loro condoglianze in questo momento difficile. Vorrei ringraziare all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Combatteva da anni contro una malattia, la Fap (Poliposi Adenomatosa Familiare), che purtroppo, nonostante gli interventi subiti nel corso degli anni e i continui controlli, è degenerata in carcinosi e papà, avendo già varie patologie, non è riuscito a salvarsi a seguito di molte complicanze».

Gratitudine

«Io sarò sempre grata a questa struttura perché si sono sempre presi cura di papà e di altre tante persone che erano state date per spacciate e invece hanno potuto avere un’occasione - racconta - . Quando hanno diagnosticato la Fap, hanno dato appunto a papà un’opportunità di continuare a costruirsi la sua vita fino ad oggi. Inoltre papà ha contribuito aiutando l’associazione Aptead (Associazione pazienti tumori ereditari apparato digerente), amministrata dal personale dell’istituto. Credo fermamente nella ricerca quindi sono convinta che riusciranno a salvare molte vite anche grazie a questa associazione».

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