«Arrabbiato? Molto, e pure preoccupato. Ma credo in Cantù»

Il presidente Allievi: «Convinzione, cuore, coraggio e attributi per centrare gli obiettivi»

Fieramente arrabbiato (ma usa, e più volte, il termine più colorito del caso). Roberto Allievi non nasconde delusione e preoccupazione per il momento negativo della Pallacanestro Cantù. E non lo manda a dire.

Presidente, crede che si tratti di un fisiologico stato di calo di condizione?

Al di là di quello che credo, dico quello che sono: molto arrabbiato. Proprio perché tutti siamo convinti del valore della squadra, le ultime due prestazioni deludenti ci hanno lasciato solo incazzature. Nel conto del periodo, è vero, vanno messi gli imprevisti legati a infortuni e acciacchi del gruppo, che non hanno permesso di prepararci al meglio, ma così non va.

Non accetta quindi il discorso legato al momento no, particolare da mettere in preventivo nel corso di una stagione lunga e complessa?

Un naturale calo di forma può anche starci, magari proprio alla vigilia della volata decisiva per Coppa Italia e campionato, ma le due ultime uscite, lo ribadisco, ci hanno destato molta molta preoccupazione.

A cosa si riferisce?

A un incomprensibile difetto di personalità. Sono parecchio preoccupato. Può capitare in una partita che non si faccia mai canestro, non esiste che giocatori di spiccati carisma ed esperienza, come i nostri, spariscano così dalla contesa.

Non era quello che si aspettava, insomma...

Abbiamo costruito una rosa tale da garantire la possibilità di sopperire con impegno e determinazione ai momenti no, dentro una partita e all’interno della stagione. Diciamo che è una cosa ancora tutta da dimostrare.

Deluso?

Arrabbiato, dai. Non fatemi usare termini più duri. Ma avete visto la superficialità e la mancanza di determinazione con le quali abbiamo affrontato gli ultimi due minuti della partita in casa con Rimini?

Non ce lo dica... Rimedi?

Sul breve, uno solo: tirare fuori i maroni (il presidente usa un’espressione molto più colorita, ndr).

E più sul medio e lungo termine?

Confermo la grandissima delusione personale e di tutti quelli che rappresento, dal nostro consiglio di amministrazione, agli amici di Cantù Next, gli sponsor e Tic. E allo stesso tempo crediamo in questo gruppo, e non potrebbe essere altrimenti, visto che lo abbiamo fortemente voluto. Ma da adesso non ci sono più alibi e non esiste che ci sia qualcuno che ancora sottovaluti l’impegno e non giochi al massimo delle possibilità.

Fiducia nella squadra cosa significa?

Che ha dimostrato di poter vincere su campi importanti come Trapani e Torino, di averlo fatto due volte con Rieti e che quindi è all’altezza. Spiace solo aver buttato alle ortiche occasioni importanti, che avrebbero potuto darci un minimo di stabilità e tranquillità.

Continua a parlare di squadra e mai di coach. Come mai?

Il discorso è fatto totalmente a livello generale, lui compreso. Ovviamente. È il capo allenatore e ha la responsabilità della gestione tecnica. Il primo, tra l’altro, dentro questo discorso sono io, che ogni volta mi chiedo quanto sia all’altezza o meno. L’allenatore l’abbiamo scelto noi, convintamente, e i giocatori pure. Per le relative caratteristiche e per la disponibilità di essere parte di un progetto importante come il nostro. Ecco perché nessuno è escluso dal mio ragionamento.

Si va avanti con Cagnardi in maniera convinta o solo perché le spiacerebbe passare alla storia come un mangia allenatori?

Si va avanti perché gode della fiducia di tutto lo staff dirigenziale, me per primo. Fuor di dubbio, ci tengo a dirlo. Lui, con il quale mi sono confrontato sia sotto l’aspetto tecnico sia quello motivazionale, è a conoscenza delle nostre aspirazioni. Sa benissimo dove andare a intervenire, ora, e mi aspetto proprio che lo faccia.

Parliamoci chiaro: queste due sconfitte, specie quella choc di Chiusi, arrivano giusto nella settimana dell’apertura del cantiere della nuova arena. Periodo peggiore diciamo che la squadra non potesse scegliere...

Stiamo vivendo in questi giorni una situazione di grandi aspettative, non nascondiamocelo, grazie all’immane lavoro che un gruppo di soci e sponsor ha avviato. Il lato debole di tutta questa vicenda, e spiace dirlo, è giusto la squadra, che peraltro non può e non deve sentirsi fuori dal progetto. Che fa parte, tra l’altro, anche del piano industriale che il club ha avviato da qualche anno.

Parlerà alla squadra?

Ho parlato alla squadra. Ieri. E sono stato molto duro, perché la delusione non va nascosta. Mia e di tutto il gruppo.

Reazioni?

Giocatori, allenatore e staff, una volta di più, sanno di contare sul nostro appoggio. Ora tocca a loro dare il massimo in questo finale di stagione. Abbiamo tutti gli obiettivi a portata di mano, non possiamo farceli sfuggire.

Facendo cosa?

Giocando con convinzione, cuore, coraggio e tirando fuori finalmente i maroni (il presidente usa un’espressione molto più colorita..., ndr).

Prossima fermata, la Final Four di Coppa Italia, nel fine settimana a Roma. Cosa si aspetta?

Di vincere.

Ah, così categorico?

Niente di diverso. E non è nemmeno da chiedere. So che dovremo affrontare partite e avversarie difficili, ma questa squadra, proprio per come è stata costruita, non deve ambire a niente di meno che vincere.

Ce lo dica, se vuole: quanto ha dormito in questi ultimi dieci giorni?

Niente.

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