Accusata di falso per un testamento
Per il giudice la badante è innocente

Il processo Aveva accudito fino alla morte un’anziana possidente. I nipoti avevano ereditato. Poi il colpo di scena

Aveva lavorato per anni per una signora di Como, residente in centro, che all’età di 85 anni era venuta a mancare. Una ricca possidente con un patrimonio immobiliare importante, da milioni di euro (con case sparse in città ma anche nella prima periferia, Albate, poi a Cantù, Caslino d’Erba, Albavilla) nell’ultimo anno della propria vita aveva condiviso la casa con una donna italiana che l’aiutava, dopo che già in passato era stata presente nella vita dell’anziana tenendole pulita la casa.

Quando la signora era venuta a mancare, nel 2017, il pesante patrimonio era stato suddiviso tra due nipoti di cui la donna era la zia. Una normale eredità, dunque, in una vicenda uguale a tante altre. Poco prima di morire, tuttavia, la signora aveva donato alla donna che l’accudiva una scatoletta di legno contenente fazzoletti di seta. Un omaggio che era anche diventato un ricordo, e che era finito su uno scaffale dove era rimasto per quattro anni.

Nel corso di un trasloco, tuttavia, nel 2021, dalla scatolina era caduto fuori un foglio che altro non era se non un testamento olografo firmato dalla defunta che attribuiva tutto il suo patrimonio milionario proprio alla donna che si era presa cura di lei negli ultimi anni di vita, e non ai nipoti. Una decisione presa, si leggeva nel testamento, per ringraziarla di esserle «sempre stata accanto con devozione e affetto».

Quel foglio di carta, tuttavia, è stato l’inizio dei guai per la donna in questione, una comasca, che si è trovata sia di fronte ad un giudice civile sia ad uno penale, perché per la procura quel testamento olografo era in realtà un falso.

Facciamo però un piccolo passo indietro, perché la donna – dopo aver trovato il documento – su consiglio di un avvocato l’aveva fatto periziare, per verificarne la calligrafia, ottenendo conferma che la firma era autentica. Da qui la chiamata ad un notaio e la richiesta di riavere gli immobili che nel frattempo i nipoti si erano spartiti. Vicenda che tuttavia, come detto, è finita anche di fronte ad un giudice penale perché per la procura – cui si erano rivolti i nipoti – quel testamento non era affatto stato firmato dall’anziana, ed era dunque un falso. La vicenda è approdata nelle scorse ore in aula con l’assoluzione dell’imputata (assistita dall’avvocato Massimo Guarisco) nel processo che si è tenuto con il rito abbreviato, in quanto non ci sarebbero elementi di certezza né per ritenere il documento vero, né per ritenerlo falso. Insomma, dopo mesi di tribolazioni la vicenda penale si è conclusa con un nulla di fatto e con nessuna condanna. Ed anche le case, dopo una transazione che era stata fatta in sede civile, sono rimaste ai nipoti mentre alla donna che si era presa cura dell’anziana sono rimasti 30 mila euro, in parte finiti a pagare i rimborsi e le spese legali che nel frattempo, in questi anni, la donna aveva dovuto sostenere.

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