Ballerini dopo il crac: «Stecca e poi tutore, eredità della Roubaix»

Ciclismo Caduto domenica alla “regina” delle classiche il canturino è stato operato in Belgio alla mano sinistra: «Ho una vite nel palmo, ora per un po’ niente bicicletta»

cantù

«Sino a domenica dovrò tenere la “stecca”, dopodiché servirà un tutore. Dovrei tornare in sella tra una decina di giorni, riprendendo con i rulli prima di tornare in strada». Davide Ballerini racconta le conseguenze di ciò che gli è accaduto alla Parigi-Roubaix in una domenica conclusa all’ospedale di Courtrai, in Belgio, dove è stato operato a seguito della frattura all’uncinato e al trapezio, due piccole ossa del carpo della mano sinistra.

«Contro un’ammiraglia»

Procediamo con ordine. Che le è successo realmente in gara da costringerla al ritiro nella “regina” delle classiche? «Ci stavamo avvicinando alla Foresta di Aremberg, il tratto in pavé in assoluto più difficile da affrontare alla “Roubaix” - spiega Ballerini - ed ero nelle primissime posizioni del gruppo perché ci tenevo a entrare davanti in quell’autentico “inferno”. Ero sul lato della strada quando all’improvviso, dal ciglio, si è sporto un tizio. Con un “numero” l’ho in qualche modo evitato, ma il movimento brusco ha provocato una foratura al tubolare. Ho atteso l’ammiraglia per il cambio ruota, sono risalito in sella infilandomi nella scia delle ammiraglie per velocizzare il mio rientro, quando all’improvviso una di queste è uscita dalla fila e sono andato a sbatterci contro, cadendo. Ho cercato di mantenere la calma, provato a riprendere la corsa, ma il dolore alla mano era troppo forte, tanto da non riuscire neppure ad appoggiarla sul manubrio. Di lì, il ritiro».

Eravate in Francia, come ci è finito in un ospedale belga? «Il medico della nostra squadra è belga e trovandoci in prossimità del confine, mi ha comunicato che mi avrebbe accompagnato al nosocomio di Courtrai dove conosceva il primario del reparto di Ortopedia, tra l’altro specializzato nella mano e nel polso. Così, una volta sul posto, fatta una radiografia ed evidenziate le fratture, il primario mi ha suggerito di sottopormi subito all’intervento perché posticipare i tempi avrebbe avuto ripercussioni negative».

«L’operazione è durata circa un’ora e mezzo - puntualizza - , è andata bene e ieri sera (lunedì, ndr) ho fatto rientro a casa con una vite all’interno del palmo della mano. Diciamo che avrebbe anche potuto andare peggio...».

«Ci riproverò»

Com’è ora il suo stato d’animo? «Me ne sono fatto una ragione, anche se domenica era molto rammaricato perché “sentivo la gamba” ed ero abbastanza sicuro di potermi giocare un piazzamento significativo. Poi ho realizzato che, come del resto ho sempre sostenuto, alla Roubaix gli inconvenienti sono all’ordine del giorno, anzi sono ne sono proprio la peculiarità. Per cui mi sono detto “pazienza, ci tornerò e riproverò”. Per fortuna, nel mio programma, c’erano ora tre settimane di stacco e dunque non mi perderò granché. Sarei dovuto rientrare alle gare l’11 maggio alla Tro-Bro Léon (particolare corsa francese nella regione della Bretagna, con oltre 30km di sterrato, ndr), vedremo in prossimità se potrò o meno farcela».

E che dice di com’è andata a finire la Roubaix? «Che ha vinto quello che più era favorito(Van der Poel, ndr), ma che ancora non l’ho voluta vedere in tv perché comunque il giramento di scatole c’è eccome».

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