Bancora, dall’ipotesi ritiro alla medaglia d’oro Under 19

La storia Pochi giorni or sono, Filippo Bancora è tornato dai Mondiali di canottaggio in Canada con la medaglia d’oro al collo: una storia da raccontare

Pochi giorni or sono, Filippo Bancora è tornato dai Mondiali di canottaggio in Canada con la medaglia d’oro al collo, vinta in quattro senza Under 19. Se non che Filippo (18 anni il prossimo 26 ottobre, appartenente ad una storica famiglia di Cernobbio), appena a febbraio scorso sembrava intenzionato ad appendere i remi al chiodo.

Una fastidiosa tendinite alla mano e al braccio destro l’aveva bloccato di colpo, precipitandolo nello sconforto, proprio quando iniziava la preparazione per la nuova stagione. Aveva iniziato a remare di coppia nel 2019 alla Canottieri Cernobbio, dove era capitato per caso un giorno con i suoi amici. Poi è passato alla Lario seguendo la sua vocazione di punta e trovando i compagni per fare la barca, il quattro con che ha vinto il titolo mondiale (nella acque del bacino olimpico di Parigi 2024) e il bronzo europeo l’anno scorso. «Senza Preavviso, a febbraio di quest’anno mi sono trovato con il problema della mano, esteso poi al braccio – racconta – che mi ha fatto cadere il mondo addosso. Stavamo preparando un due senza per la selezione in vista degli Europei. Mi sono sentito finito e quasi rassegnato a smettere».

Chi ti ha fatto cambiare idea? «La mia famiglia mi è stata subito vicino. Papà Massimiliano, mamma Elisabetta e mia sorella Bianca, tre anni minore di me, che rema alla Cernobbio, con buoni risultati devo dire, hanno preso in mano la situazione. E’ intervenuto anche il nostro allenatore Stefano Fraquelli, che mi ha convinto a continuare. Devo ringraziare sia lui sia miei famigliari per avermi aiutato tanto».

Sono partite subito le cure a base di laser e terapia d’urto , prestate da Andrea Panzeri, il medico che ha operato Sofia Goggia e dal fisioterapista Francesco De Cecchi. «Sono ripartito con uno spirito nuovo e il problema è stato risolto. Ho ripreso a pieno ritmo la preparazione entrando nel quattro senza, che è la barca più tecnica, specialità olimpica, che mi piace di più. La mia terapia è diventata la bicicletta, che da allora mi porta a fare dai 60 ai 100 chilometri al giorno, come un professionista». I risultati sul campo sono arrivati subito: ai primi di giugno in Polonia il quattro senza per tre quarti Lario di Filippo Bancora, Michele Minazzato e Luca Cassina con Paoli della Firenze, vince il titolo europeo. Finisce lì, in gloria, il calvario di Filippo ? No davvero. A luglio, durante il raduno di Piediluco in preparazione ai Mondiali, ecco ancora la tendinite, questa volta alla mano e al braccio sinistro.

«Ci risiamo, mi sono detto. Però, sapevo come affrontare la situazione e ho stretto i denti, perché era troppo importante l’obiettivo da raggiungere. I medici federali mi hanno preso in cura, gli allenatori e i miei compagni di barca mi sono stati vicini, incoraggiandomi a continuare. E’ stata davvero dura, con allenamenti devastanti viste le mie condizioni, ma ce l’ho fatta anche questa volta».

Come sappiamo è andata alla grande anche in Canada quel 25 agosto: il quattro senza di Filippo Bancora e Luca Cassina, con i fiorentini Sostegni e Paoli conquistano il titolo mondiale, battendo Gran Bretagna e Cina. Ma fanno male ancora la mano e il braccio? «Diciamo che non sono andati a posto del tutto, ma con le cure e la bicicletta riuscirò a continuare a fare canottaggio, che ormai mi è entrato nel cuore. Adesso, a stagione finita, qualche mese di relax e poi si ricomincia. Ho ancora un anno di scienze applicate Cambridge al Setificio e poi deciderò. Anzi ringrazio la scuola che mi ha permesso di stare assente per le gare. Sto valutando se poi restare in Italia o andare all’università negli Stati Uniti, scegliendo ovviamente l’ateneo dove si fa anche canottaggio».

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