In politica la leadership non si ricevono, ma si conquistano sfidando e battendo chi le detiene. E questo può avvenire in maniera non palese. E forse è successo proprio giovedì scorso in Senato, a margine, ma non troppo dell’elezione di Ignazio La Russa alla presidenza di palazzo Madama senza i voti di Forza Italia e con il soccorso, determinante, di una parte dell’opposizione.
Una sconfitta politica pesante, forse definitiva, per Silvio Berlusconi che, con ogni probabilità, è stata opera del suo vero erede alla guida non degli azzurri, ma una forza moderata più o meno di centro: Matteo Renzi. Dove hanno fallito i vari Gianfranco Fini, Roberto Formigoni, Pierfurby Casini, Angelino Alfano (chi era costui?), potrebbe riuscire l’ex di tante cariche: dalla presidenza del Consiglio alla segreteria del Pd. Renzi, si sa, suscita la medesima simpatia del granchio che ti si infila negli slip in spiaggia, ma come qualità politiche è una spanna sopra tutti. Anche quando è rimasto con un pugno di voti e di parlamentari dopo l’uscita dai Dem è comunque riuscito a fare e disfare governi, come ha voluto ricordare, a mo’ di viatico, anche a Giorgia Meloni.
Ora, con la scelta di costituire il Terzo Polo assieme ad Azione di Calenda (rifugio prediletto, guardacaso, di tanti fuoriusciti da Forza Italia, in testa le ormai ex ministre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini), l’altro Matteo della politica sembra aver lanciato un’Opa alquanto ostile sul centro moderato, finora presidiato in larga parte dai manipoli azzurri del Cavaliere. Il quale appare in difficoltà più che mai, dopo la sconfitta della battaglia nel centrodestra sull’elezione di La Russa che avrebbe voluto sabotare per ripicca di fronte al rifiuto di Giorgia Meloni di inserire Licia Ronzulli nella squadra dei ministri.
Che, come anche i sassi pensano, sia stato Renzi a far fallire la mossa di Silvio, non è casuale. In questo modo, il leader di Italia Viva, oltre a minare in culla il futuro esecutivo, ha portato la zizzania nel campo di Berlusconi. Forza Italia è una fornace dentro la quale molti non vogliono restare a rosolare: quale miglior approdo ci potrebbe essere del Terzo Polo? Certo, c’è anche Carlo Calenda di mezzo, ma con lui Renzi farà i conti alla fine, per adesso meglio andare avanti insieme, anche perché l’obiettivo è lo stesso.
D’altro canto non sono pochi, dentro e fuori Forza Italia, coloro che considerano l’eventuale governo guidato da Giorgia Meloni, solo un piccolo incidente della storia destinato a durare poco. Ed ecco che, in politica, torna ancora una volta la mossa del cavallo, quella, mutuata dagli scacchi, per cui ci si prepara alle tattiche future. Vedremo se la leader di FdI che avanza verso il suo appuntamento con la storia, saprà disinnescare tutte le mine che sono e saranno posate sul suo cammino dai nemici come dagli amici. Di certo c’è che, in questo scenario, Renzi sa muoversi come un pesce nell’acqua più di tanti altri aspiranti statisti che faticano a stare a galla.
Non a caso, in uno dei “pizzini” di Berlusconi c’è scritto, a proposito dell’elezione, da lui, imprevista, di La Russa, il nome di Matteo il toscano. Ecco, forse l’ideale passaggio di consegne sta proprio lì.
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