Botte al padre per farsi dare i soldi per la droga. Ora il figlio finisce davanti al giudice per maltrattamenti

L’indagine Chiesto il processo per un 33enne di Como. Il genitore lo ha denunciato ma a malincuore

Alla fine dovrà comparire davanti al giudice dell’udienza preliminare Carlo Cecchetti. È l’unico epilogo possibile per una storia che si è protratta per lunghi mesi e che ha visto il padre raccontare di come il figlio più volte lo picchiasse e lo maltrattasse per avere i soldi per comprare la droga. Una scena come purtroppo tante se ne vedono in tribunale.

Il padre, a dire la verità, aveva provato a “salvare” il figlio, di 33 anni, dicendo che – dopo una iniziale denuncia querela che aveva riferito di aver formalizzato – le cose erano un po’ migliorate, che con quel ragazzo che lo faceva disperare aveva iniziato un dialogo che sperava di poter portare avanti. Ma tutto è durato troppo poco e in altrettanto poco tempo i maltrattamenti sono cominciati di nuovo, tutti fatti – e plurimi interventi dei carabinieri – che sono poi confluiti nel fascicolo che ora approderà davanti al giudice.

Il figlio sarà assistito dall’avvocato Maruska Gervasoni che sta valutando in queste ore che strategia difensiva utilizzare. L’accusa della procura è ovviamente quella di maltrattamenti in famiglia. Il padre più volte era stato costretto a ricorrere alle cure del pronto soccorso, una volta dopo essere stato preso per il collo, un’altra al termine di una colluttazione conclusa con sei giorni di prognosi.

Il tema dei litigi era sempre lo stesso, soldi per potersi comprare la droga. Ogni volta che il genitore si opponeva, inizia il diverbio che poteva portate anche a distruggere i mobili dell’appartamento, come in un caso in cui la vetrata di casa andò in frantumi e in un altro dove il figlio – dopo aver distrutto gli arredi dell’appartamento – lanciò addosso al genitore il casco della moto. Il trentatreenne era stato anche colpito da una misura cautelare (emessa dal gip Massimo Mercaldo), quella che gli impediva di avvicinarsi al padre a meno di 500 metri.

I fatti contestati arrivano fino al 29 luglio del 2022. Azioni in cui, oltre ai maltrattamenti, non mancavano mai ingiurie e minacce di ogni tipo, spesso anche a cadenza quotidiana.

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