Cantù, quarta volta in A2: è quella buona?

Le sconfitte contro Scafati, Pistoia e Trieste bruciano ancora, ma adesso è l’ora di guardare avanti

Ci siamo quasi: domenica Cantù tornerà in campo per affrontare la sua quarta stagione in A2. Aspettative alte, come sempre, come di alto livello sono sempre state queste stagioni con un comun denominatore: Cantù è sempre sparita o quasi nei momenti decisivi.

C’è però qualche speranza in più rispetto alla scorsa stagione. Un po’ perché c’era una promossa già ad agosto – Trapani – un po’ perché dei tre roster che si sono avvicendati dopo la retrocessione era forse quello meno competitivo. E poi, è giusto ricordarlo, è stata la stagione dell’equivoco (tecnico): un allenatore come Meo Sacchetti confermato, non senza qualche borbottio interno nella compagine societaria, e cacciato a cinque giorni dall’inizio del campionato. La squadra è stata costruita secondo le direttive di un allenatore e affidata poi al suo vice Devis Cagnardi. Che, alla fine, ha conquistato una finale playoff persa contro Trieste in gara 4.

L’anno precedente, tra alti e bassi e una format stravagante, per via del girone con numero di squadre dispari, la squadra ha vissuto una fase finale calante. Ha tenuto in campionato, ma ai playoff è uscita in semifinale contro Pistoia. Per non parlare degli altri trofei in palio: fuori in semifinale in Supercoppa, stesso esito in Coppa Italia, giocata da organizzatrice. Un’annata da cancellare.

Salto all’indietro, fino al primo anno con coach Marco Sodini, a detta di molti la miglior Cantù degli anni in A2. Un’annata caratterizzata dalla sfortuna (e dal ritorno del Covid): trovato un grande straniero come Robert Jonhson, Cantù l’ha perso per via della sua contrarietà al vaccino, necessario per giocare. Il sostituto Zan Bryant, ne era un lontanissimo parente. E poi l’infortunio di capitan Sergio, con la rottura del tendine d’Achille. Finale playoff, persa in gara 5 a Scafati, oltre al ko contro Udine in Coppa Italia.

E ora, che campionato sarà per Cantù? Quello della speranza? Dell’illusione? O quello della promozione? Le avvisaglie, con la sconfitta in Supercoppa, sono nel solco della tradizione negativa. Ma non è questo il test più importante, anzi. La tifoseria, nonostante i bocconi amari, si è abbonata ritoccando verso l’alto il dato numerico dello scorso anno. L’“all in” è stato fatto sull’allenatore, Nicola Brienza, un canturino che potrebbe riportare in A Cantù: ne verrebbe fuori una bella storia.

E i giocatori sembrano tutti affidabili e di livello, in tutti i reparti: il cervello di De Nicolao, i punti di McGee, l’affidabilità di Baldi Rossi, l’esperienza di Burns, la freschezza di Possamai e Riismaa, senza dimenticare un Moraschini a cui verranno date più responsabilità oltre alla grinta di Piccoli e alla qualità di Valentini.

Miscelandoli, verrà fuori – finalmente – la squadra giusta?

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