Capodanno dentro un bunker: «Siamo partiti per portare aiuti agli ucraini»

La storia Una scelta fatta da una ventina di giovani del Leo Club: «Abbiamo festeggiato l’ultimo dell’anno dentro a un bunker sotto a Mykolaiv»

Festeggiano il Capodanno in Ucraina per portare donazioni e collette, senza paura delle sirene e dei bombardamenti.

Una ventina di giovani tra i 20 e i 30 anni, grazie ai Leo Club, sono partiti il 27 dicembre con quattro furgoni e sono arrivati a Mykolaiv e ad Odessa per l’ultimo dell’anno. Il loro viaggio solidale è stato emozionante e spaventoso insieme e si è concluso con il rientro il 5 gennaio.

«Festeggiare l’ultimo dell’anno dentro a un bunker sotto a Mykolaiv è stato molto strano, ammetto – racconta Agnese Cantone, 25 anni, residente a Como - Le festività erano un momento molto delicato per gli ucraini. C’era l’allarme da zona rossa, temevano attacchi e bombardamenti. Mentre eravamo a Mykolaiv infatti Odessa è stata colpita. Il giorno seguente siamo andati a vedere un palazzo sventrato dove erano appena morte trenta persone e altre 160 erano rimaste ferite. Quegli scenari ti fanno pensare che lì può capitare a chiunque la cosa più brutta in ogni momento. Il fatto pazzesco è che noi ad ogni sirena ci guardavamo impauriti e spaesati, mentre i civili continuavano tutti a fare ciò che stavano facendo senza alcun timore. Come se si fossero abituati, come se fosse ormai inevitabile». Non sempre i civili hanno a portata di mano dei rifugi, specialmente in città meno attrezzate, senza la metropolitana, come ad esempio proprio Mykolaiv.

Il gruppo dei club dei giovani leoni ha raccolto da Como, Milano e da altre città lombarde volontari e donazioni. Con quattro furgoncini questo gruppo di ragazzi e ragazze passando dalla Slovenia e dall’Ungheria ha portato soldi, beni alimentari, medicinali, una sedia a rotelle e materiale scolastico.

«Mi ha colpito anche il viaggio, è stato breve – racconta sempre Agnese, studentessa di matematica – la guerra non è lontana. Una volta arrivati ci hanno accolto una rete di volontari e padre Vitaly, i circoli dei Lion avevano già promosso esperienze simili. Odessa è ancora una bella città, non me l’aspettavo, nonostante la guerra conserva un grande fascino. A Mykolaiv invece resiste il palazzo del Comune che i russi non sono riusciti a conquistare, con una fila di carri armati invasori distrutti ammassati fuori come monito. Nel bunker di Mykolaiv siamo stati a contatto con l’associazione Operazione Colomba. C’erano tanti sfollati, un ragazzo di 16 anni senza un posto sicuro in cui stare che la sera del 31 dicembre ha cantato con noi le canzoni italiane mangiando il classico menù ucraino».

Anche davanti ad uno scenario drammatico la vitalità dei giovani è riuscita a strappare qualche sorriso. «Ovunque siamo andati, con chiunque abbiamo parlato, ci hanno accolto tutti a braccia aperte e con il sorriso – dice Agnese - Addirittura ci hanno detto che eravamo la loro luce nell’oscurità. Questo per dire che a parte l’aiuto economico per gli ucraini la cosa più importante è non essere dimenticati, non sentirsi soli».

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