Castagna batte la malattia. Ora il peso è più leggero

Personaggi A settembre dell’anno scorso ha avuto una ricaduta con il tumore ai testicoli che lo ha aggredito

Gabriele Castagna ha imparato presto che nella vita si deve lottare per vincere. Negli ultimi due anni ha capito che il traguardo non era quello di andare più in là di qualche centimetro nel getto del peso, ma di poter tornare a fare atletica da agonista. Ventitré anni compiuti il 15 gennaio, il lanciatore di Rovello Porro, è pronto per il rientro “in attività” in autunno.

A settembre dell’anno scorso ha avuto una ricaduta con il tumore ai testicoli che lo ha aggredito. Una notizia durissima da accettare, dopo che solo pochi mesi prima era tornato a gareggiare dopo aver lottato contro la malattia. Un rientro importante con il record personale stabilito a Saronno dove aveva scagliato l’attrezzo a 15,72 metri. Sembrava definitivamente lontano il periodo della paura e delle cure e il ritorno alla passione che ha avuto sin da piccolo. Il tumore però era ancora in agguato e dopo l’ennesimo controllo, la bruttissima notizia della recidiva. Adesso, passata la paura, il “gigante buono” di Rovello Porro, vuole mettersi tutto alle spalle. «Ho fretta di tornare in pedana -dice fissando il suo allenatore Antonio Maino, che gli è sempre stato vicino -. Nei momenti peggiori pensavo agli allenamenti e alle gare e questo mi tirava su il morale». Castagna adesso è tesserato per l’Osa Saronno, ma ha iniziato nella categoria Ragazzi nell’Atletica Rovellasca, indossando anche per due stagioni la maglia del Cus Pro Patria. E’ una promessa della specialità e quando era nel momento per esplodere è arrivata la malattia.

«Mi sento carico e mi sto allenando al massimo grazie a coach Antonio - aggiunge -. Voglio mettermi alle spalle un periodo difficile e duro, dal quale sono uscito grazie anche all’aiuto delle persone che mi sono state vicino e che mi hanno sostenuto e mi hanno dato la forza di venirne fuori». La ragazza, i parenti e alcuni “colleghi” lanciatori nell’elenco delle persone da ricordare. «Non era tantissimi però -dice con un po’ di rammarico, coach Maino che è come un secondo padre per Antonio -.Lui non lo dirà mai ma in tanti si sono fatti da parte quando hanno saputo che aveva il tumore. Però forse è stato meglio così: quelli che lo hanno aiutato lo hanno fatto con tutto il cuore». Il primo è stato proprio il tecnico di Fenegrò (classe 1951) che adesso sta lavorando per riportare il giovane pesista in gara.

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